Bosozoku, la gioventù ribelle

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Bosozoku
(KILLER.Group.in.CHIBA, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons

Bosozoku è il termine che indica una sotto-cultura giovanile della società giapponese
Il termine potrebbe essere tradotto con “tribù della velocità spericolata”.
Bosozoku sono gang di motociclisti che, la notte, scorazzano per le vie di grandi e piccole città provocando disturbi di vario genere. Le loro attivià principali sono: produrre una alto rumore, suonare il clacson, zigzagare nel traffico, urlare impropreri ai passanti. procedere anche a bassa velocità provocando così disturbo al traffico. Naturalmente sono presenti anche azioni più violente come il danneggiamento di auto, l’aggressione con spranghe, mazze da baseball, spade di legno.

Il fenomeno nacque nell’immediato dopoguerra. A quel tempo era chiamato Kaminari zoku (Il termine Bosozoku apparve negli anni’70 ed ebbe origine dai media). Negli anni ’50, grazie anche a film americani come “Gioventù bruciata”, si affermò, tra i giovani under 20, questa passione per le moto e per la spericolatezza. I componenti delle bande erano ragazzi, di bassa estrazione sociale, tra i 16 e i 20 anni; prima dei 20 anni, ancora legalmente non possono guidare l’auto, ma solo la moto.
Partecipare a queste bande, per i giovani, era una forma di ribellione e di denuncia del loro disagio sociale.
I Bosozoku sono tradizionalmente legati ad ambienti di estrema destra: con la loro vita spericolata e le folli corse in moto, con disprezzo per le autorità, i “bikers” si credevano gli eredi morali dei piloti kamikaze; anche il loro modo di vestire (tute, abbigliamento militare, stivali, hachimaki) richiamava la figura dei piloti suicidi. Le moto, poi, erano ornate di simboli militari e dalla bandiera imperiale giapponese in uso durante la guerra.

BosozokuGli anni ’80 e ’90 videro il punto più alto della diffusione del fenomeno Bosozoku.
Nel 1982 erano 42.510 i motociclisti affiliati alle centinaia di bande sparse per tutto il Paese. A favorire questo boom, anche una certa accondiscenza da parte della polizia le cui auto, spesso, si limitavano a seguire le bande, per evitare degenarazioni.
Di solito, dopo i 20 anni, i ragazzi uscivano dalle bande per entrare nelle file della Yakuza. Per la mafia giapponese, il Bosozoku era un’importante fonte di reclutamente di nuove leve.
Caratteristica del Bosozoku erano le moto. La moto, di grossa cilindrata, veniva pesantemente personalizzate, e illegalmente truccata. Accessoriata con l’aggiunta di simboli vari, spesso di tipo militare. All’originaria moto, venivano aggiunti elementi derivanti dal chopper americano e dal cafè racer inglese. Tocco finale era l’aggiunta di una verniciatura con colori brillanti.

Con il nuovo millennio il fenomeno del Bosozoku entrò in grave crisi. Secondo i dati in mano alla polizia, nel 2011, gli affiliati erano solo 9.064, il punto più basso mai raggiunto. A Tokyo il numero è sceso da 5.300 (1980) ad appena 119 (2012). Due furono i principali motivi di questo calo: un atteggiamento meno accondiscendente da parte della polizia e la crisi economica del Paese.
Nel 2004 venne approvata una legge che dava alla polizia maggiori poteri per contrastare queste bande di teppisti. L’uso di telecamere facilitò il compito di identificare i motociclisti colpevoli di azioni di vandalismo o anche solo di aver violato il codice stradale. Partecipare alle scorribande, non era più quasi esente da rischi, come negli anni d’oro del Bosozoku.
Inoltre, c’è la crisi economica.

BosozokuComprare quelle grosse moto, personalizzarle pesantemente, acquistare l’abbigliamento necessario, richiedeva uno sforzo economico non da poco. Oggi, gli stati medio bassi della società, non si possono più permettere queste spese. Nonostante la crisi, le bande motociclistiche esistono ancora, ma sono una versione “light” di quelle che erano negli anni ’80 e ’90. A causa della crisi, le grandi moto sono state sostituite da scooter, meno accessoriate, e l’abbigliamento è quello casual.
Bosozoku
Oggigiorno le bande sono anche più rispettose della legge e si limitano a scorazzare di notte per le strade limitandosi, magari, a fare un po’ di rumore.
Adesso, più che di Bosozoku, bisogna parlare di Kyushakai: bande, anche femminili e composte anche da adulti, i cui membri, non più ribelli disadattati, accomunati dalla passione per le moto, rifiutano qualsasiasi accostamento con la criminalità.

Autore : Cristiano Suriani

Articoli :
Violent Japanese Biker Gangs Just Not What They Used To Be [Bosozoku]
The Bosozoku Are Japan’s Disappearing Rebels Without A Cause
The wild wild world of Japanese rebel biker culture (contiene un bel po’ di foto)

 

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