Edogawa Ranpo

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Edogawa RanpoTarō Hirai – il vero nome di Edogawa Ranpo – nacque il 21 ottobre 1894 a Nabari, nella prefettura di Mie. Suo nonno era un samurai del Tsu. All’età di due anni, si trasferì a Nagoya. Nel 1912 intraprese gli studi di economia presso l’università Waseda. Dopo la laurea, nel 1916, fece diversi lavori di ripiego: disegnatore di fumetti per una rivista, venditore di soba, impiegato presso un giornale e in un libreria di libri usati.

Nel 1923, a 29 anni, fece il suo debutto letterario pubblicando “The Two-Sen Copper Coin”, un giallo, con lo pseudonimo di “Edogawa Ranpo” (la traslitterazione fonica giapponese del maestro del brivio Edgar Allan Poe, di cui era un fervente ammiratore).

Il racconto apparve nella rivista “Shin Seinen”, una rivista popolare rivolta ad un pubblico adolescente. Shin Seinen aveva pubblicato storie di vari autori occidentali tra cui Poe, Arthur Conan Doyle e G. K. Chesterton; era la prima volta che pubblicava un racconto di un autore giapponese.
Ranpo non fu certo il primo giapponese a cimentarsi con le storie del mistero, del crimine. Quello che colpì i critici, sin dalle prime sue opere, fu il tentativo di introdurre il processo logico per risolvere misteri in racconti profondamente immersi nella cultura giapponese.
Molte sue opere, come “The Hell of Mirrors”, sono incentrate su un tema ricorrente dei suoi racconti: il mondo della percezione, degli specchi. In “The Hell of Mirrors”, per esempio, il protagonista impazzisce alla vista di se stesso riflesso in uno specchio.

Negli anni successivi, Edogawa scrisse vari altri racconti del mistero. Fra queste storie alcune sono diventati Edogawa Ranpodei classici della letteratura giapponese: “Case of the Murder on D-Slope” (gennaio 1925), dove l’assassino uccide la vittima facendo gocciolare del veleno, nella sua bocca, da un foro sul soffitto; “The Human Chair” (ottobre 1925) in cui un uomo si nasconde in una sedia per sentire i corpi su di se.

Negli anni ’30, Edogawa cominciò a cimentarsi con quello che era chiamato “ero guro nansensu” (dai tre termini giapponesi “erotismo”, “grottesco” e “assurdo”).
L’ “ero guro nansensu” fu una corrente artistica giapponese sviluppatasi tra gli anni ’20 e ’30. Non riguardò solo la letteratura, ma l’arte in generale. Le opere che si rifacevano a questa corrente, trattavano dei tre grandi temi: l’erotismo, con tutte le sue declinazioni e depravazioni, la violenza grottesca e l’assurdo.

Racconti di questo tipo ebbero un grande successo, all’epoca, ed Edogawa Ranpo con le sue opere appartenenti a questa corrente, riuscì ad ottenere grande notorietà popolare.
In quel periodo Ranpo scriveva regolarmente per varie riviste di letteratura popolare e si era conquistato la vetta tra gli autori giapponesi del mistero. Il personaggio del detective Kogoro Akechi, apparve per la prima volta in una delle opere più conosciute di Ranpo: “Case of the Murder on D-Slope” (1925) che tratta del mistero di una donna durante una relazione sadomasochista. Kogoro Akechi era, se possiamo dire, la versione giapponese di Sherlock Holmes.
In questi anni apparve, nelle opere di Edogawa Ranpo, un altro personaggio ricorrente: Kobayashi, un adolescente amico di Kogoro. Questi racconti erano molto popolari ed erano rivolti ai giovani lettori. Il “Boy Detectives Club” che apparve a partire da “The Fiend with Twenty Faces”, si rifaceva chiaramente agli “Irregolari di Baker Street”.
Generazioni di giapponesi sono cresciuti leggendo i numerosi racconti in cui Kogoro e la “Boy Detectives Club” devono fronteggiare vari criminali, tra i quali il celebre “Mostro dalle venti facce“.
Si deve a Rampo, inoltre, il primo racconto, nel 1930, sui vampiri: “Vampire” (Kyūketsuki).

Durante il periodo del militarismo, Hirai contribuì alla causa scrivendo racconti patriottici a sostegno dello sforzo bellico della Nazione. Nonostante questo, i censori del governo gli ordinarono di ritirare il suo racconto “The Caterpillar”, che era stato pubblicato qualche anno prima, da una raccolta di sue brevi storie che l’editore Shun’yōdō gli aveva commissionato. Il racconto riguardava un veterano ridotto a vivere come un verme a seguito di gravi ferite ricevute in guerra. I censori proibirono il racconto considerandolo contrario agli sforzi di guerra che il Paese stava affrontando. L’episodio fu un colpo per Hirai che viveva grazie ai diritti di ristampa dei suoi lavori.
In questo periodo, non usò mai lo pseudonimo Edogawa Ranpo, quasi a voler sottolineare il distacco di questa esperienza da quella che gli permise di costruire la sua fortuna.
Nel febbraio del ’45 la sua famiglia venne evacuata, dalla loro casa di Ikebukuro (Tokyo), a Fukushima, nel nord del Paese.Hirai rimase a Ikebukuro dove soffrì di malnutrizione. Nonostante gli incendi, le devastazioni causate dai bombardamenti, il suo rifugio, che usava anche da studio, venne risparmiato e lo si può vedere ancora oggi, vicino al campus dell’università Rikkyo.

La belva nell'ombra Nel periodo del dopoguerra, Edogawa si dedicò con grande energia a promuovere il genere mistery: sia in termini di comprensione delle sue opere, sia incoraggiando la produzione di nuove storie di questo genere.
Nel 1946 appoggiò “Jewels”, un nuovo giornale dedicato al genere mistery. L’anno successivo, fondò il “Detective Author’s Club” che, nel 1963, cambiò il nome in “Mistery Writers of Japan”.
Inoltre scrisse numerosi articoli sulla storia del genere mistery in Giappone, in Europa e in America.

Negli anni ’50, insieme ad un traduttore, lavorò per 5 anni alla traduzione in inglese dei suoi lavori pubblicati poi dalla Tuttle sotto il titolo di “Japanese Tales of Mistery and Imagination”.

Un altro suo interesse, negli anni ’40 e ’50, era promuovere il lavoro del suo amico Jun’ichi Iwata, un antropologo che aveva passato molti anni nello studio sulla storia dell’omosessualità in Giappone. Negli anni ’30, Edogawa e Iwata si erano sfidati in una gara per vedere chi avrebbe trovato il maggior numero di libri sul desiderio erotico tra uomini. Edogawa si concentrò sui libri occidentali e Iwatta su quelli giapponesi.
Iwata morì nel 1945 con solo parte dei suoi scritti pubblicati; l’amico, negli anni successivi, si battè affinché anche le altre sue opere storiografiche sul’omosessualità fossero pubblicate.

Dal 1955, intitolato a suo nome, esiste un prestigioso premio letterario dedicato a storie poliziesche e del mistero.

Nel periodo del dopoguerra, un largo numero di libri di Edogawa venne portato sullo schermo. Anche dopo la morte dello scrittore, la fortuna delle sue opere al cinema, non calò.
Edogawa soffriva di vari problemi fisici: arteriosclerosi, morbo di Parkison’s. Morì di emorragia celebrale nella sua casa nel 1965.
La sua tomba si trova a Fuchu, nei pressi di Tokyo.

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Autore : Cristiano Suriani

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