Il Giappone e i terremoti

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zolle tettonicheChi vive in Giappone, purtroppo, deve imparare a convivere con i terremoti e con le eruzioni vulcaniche.
Il Giappone si trova sopra il punto d’incontro di ben quattro placche tettoniche: filippina, euro-asiatica, nord-americana e del Pacifico. La zona del Kanto, addirittura, giace sopra il punto di contratto tra tre placche. Queste placche si muovono e quando una di esse scivola sotto un’altra, si libera una grande quantità di energia che sfocia in un’onda sismica.

A livello mondiale, la maggior parte dei terremoti, più o meno violenti, si registrano all’interno del cosiddetto “Anello di Fuoco” che, partendo dalla Nuova Zelanda arriva al Cile, passando per Filippine, Giappone, costa orientale dei continenti americani.

La storia del Giappone, anche limitandosi al periodo più recente, è ricca di catastrofici terremoti. Nel settembre del 1923, il Grande Terremoto del Kanto seminò morte e distruzione a Tokyo: le vittime furono 142.000.  Nel gennaio del 1995, il terremoto di Hanshin provocò oltre 6.000 morti nel Kansai, a Kobe in particolare. Infine non si può non ricordare il grande terremoto del marzo del 2011 che provocò quasi 16.000 morti.
Naturalmente sono molto di più gli eventi sismici che hanno colpito l’arcipelago ma, per fortuna, quasi tutti, soprattutto quelli recenti, con danni molto limitati o, spesso, nulli.

I giapponesi hanno imparato a convivere con i terremoti e, in generale, con tutti gli eventi legati al suo turbolento sottosuolo. Nonostante i passi in avanti della scienza, è ancora pressoché impossibile prevedere l’arrivo di un sisma. Quindi, l’unica arma disponibile contro questi disastri naturali, è la preparazione per limitare al massimo i danni a persone e a cose: e in questo campo il Giappone è all’avanguardia.

Gli edifici devono rispettare severi criteri anti-sismici. Pene severe sono previste per quei costruttori che non rispettano le norme, o falsificano i risultati dei test. Secondo dati recenti, ben il 95% delle scuole rispetta le norme contro le scosse sismiche.

Cartello per ritrovoMa, oltre alla sicurezza degli edifici, si sta facendo un grande sforzo per insegnare alla popolazione il corretto comportamento da tenere in caso di un terremoto: sono frequenti le esercitazioni che coinvolgono anche cittadini. Nelle scuole spesso si affronta l’argomento insegnando ai bambini e ai ragazzi cosa fare, e dove andare, in caso di una scossa sismica. Nelle città, numerosi cartelli indicano i luoghi di concentrazione dove recarsi in caso di pericolo.
E’ grazie a tutte queste misure che, molto spesso, anche in presenza di terremoti di una certa entità, i danni a cose e a persone sono lievi, se non insesistenti.

Purtroppo, tutte le misure immaginabili, possono poco quando arriva un terremoto catastrofico; al limite possono limitare i danni, o salvare qualche vita umana.

Molti scienziati prevedono che, prima o poi, arriverà un terremoto fortissimo, il cosiddetto “Big One”, capace di provocare centinaia di migliaia di morti. Minacciosa è anche la previsione di un atro terremoto distruttivo che dovrebbe colpire la zona del Tokai entro un paio di decenni.
La zona del Tokai, che comprende il Kansai e il Kanto, ogni 100-150 anni viene sconvolto da un fortissimo terremoto e l’ultimo è avvenuto nel 1854 provocando 3.000 morti.

Gli innumerevoli terremoti che, quasi giornalmente, colpiscono una qualche zona del Giappone, come dicevamo, molto spesso non provocano danni, o provocano danni molto limitati. Lo studio di queste scosse è sicuramente utile agli scienziati al fine di conoscere meglio la dinamica dei movimenti tellurici, e quindi, se non per prevederli, almeno per cercare di limitare i danni in caso di sisma molto più potente.

Ma riuscire a prevedere i terremoti rimane la sfida principale; lo studio dei movimenti delle placche tettoniche, dei vari segnali che ci invia la terra, il monitoraggio costante delle attività vulcaniche, possono sicuramente essere utili a tale scopo. Fino ad allora bisognerà convivere con l’idea che un forte terremoto può arrivare in qualsiasi momento, senza preavviso.

Un ultimo accenno sulla scala Shindo che i giapponesi associano alle scosse sismiche. La scala Richiter misura l’intensità di un terremoto, mentre la scala Shindo, con valori da 0 a 7, indica gli effetti che la scossa produce su oggetti e persone.

Autore : Cristiano Suriani

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