Il grande santuario di Fushimi-Inari

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Il santuario di Fushimi-Inari (
Photo by Levi Meir Clancy on Unsplash )

Poco fuori Kyoto, a Fushimi, sorge il grande santuario dedicato ad Inari, la divinità del riso; è famoso per le migliaia di Torii (“porta sacra”) che coprono il sentiero che sale sulla sommità della collina.
All’interno del recinto del santuario si contano circa 10.000 torii e 20.000 otsuke (“pietre votive”), frutto di donazioni da parte dei fedeli che, a milioni, visitano annualmente il luogo sacro. Il colore rosso dei torii, rappresenta un augurio di pace e di un buon raccolto. All’entrata del complesso si trovano due grandi statue di volpi: una tiene, in bocca, una pietra (rappresenta lo spirito della divinità), mentre l’altra, tra le fauci, tiene una chiave (simboleggia la chiusura del magazzino del riso). Lungo i sentieri che salgono la collina, si possono incontrare templi, santuari e luoghi sacri dedicati a Kannon, una divinità buddista.

Il santuario di Fushimi-Inari, è uno dei più belli e più suggestivi santuari del Giappone. Le prime costruzioni del complesso risalgono al 711 d.C. mentre il santuario principale venne costruito nel 1499. Già durante periodo Heian (794 – 1185), nel 965 d.C., il santuario entrò sotto la protezione imperiale e dal 1871 al 1946 fece parte del Kanpei-Taisha (santuari shintoisti di primo livello).
In tutto il Paese sono migliaia i santuari dedicati ad Inari, facilmente riconoscibili per la presenza, a guardia del luogo, di statue di volpi, il messaggero divino. Nella cultura orientale, il riso è considerato sacro; la credenza è quella che il riso sia prodotto direttamente dal corpo della divinità o, comunque, grazie ad un suo intervento.

Statua volpeIl riso venne introdotto nell’arcipelago nipponico circa 3000 anni fa; non è solo un elemento fondamentale della cucina giapponese, ma ricopre un ruolo centrale nella società e nella cultura: è molte volte associato alla fertilità femminile ed è per questo che spesso indumenti femminili sono decorati con disegni riconducibili a questa pianta.
Inari è una divinità dal sesso indefinito: ha una duplice sessualità ed è adorata sia dai shintoisti (come divintà femminile) che dai buddisti (come divinità maschile). A volte la si trova rappresentata come una giovane donna, come un vecchio con in mano una manciata di riso o, infine, come un essere androgino accompagnato da una volpe. In origine Inari non aveva sesso; alla divinità venne poi associata, dallo shintoismo, la natura femminile quando il riso venne messo in relazione con il concetto di fertilità; il lato maschile arrivò successivamente con la diffusione del buddismo. La figura di Inari è spesso accompagnata da una volpe; si dice che la dea spesso acquisti le sembianze di quell’animale o anche di una giovane ragazza volonterosa di soddisfare i propri piaceri con qualche contadino ricompensato poi con un generoso raccolto di riso, a patto che il fortunato mantenga il segreto del suo rapporto con Inari.

Le cerimonie shintoiste, come quelle che si svolgono a Fushimi-Inari, consistono in quattro elementi: la purificazione, l’offerta, la preghiera e l’unione simbolica tra i devoti e lo spirito del luogo (“kami”). Più di un milione e mezzo di persone accorrono a Capodanno per pregare per un anno di felicità e protezione. Il 5 gennaio si svolge la tradizionale offerta del sakè mentre il 12 dello stesso mese si svolge il Hosha-sai, una cerimonia di tiro con l’arco per scacciare il Male. Il 3 maggio è l’Inari Sai in cui i monaci esprimono il loro ringraziamento per la loro prosperità e cinque palanchini vengono portati in processione. Il 10 giugno è la festa in onore del riso, per augurare un ricco raccolto. Per il raccolto abbondante c’è poi la festa di ringraziamento che si svolge l’8 novembre.
Pur essendo, Inari, la divinità del riso, ha finito con il diventare, più in generale, la patrona dei commercianti.

Per arrivare al santuario di Inari bisogna prendere, dalla stazione di Kyoto, la linea JR Nara e scendere alla stazione di Inari. Da qui bastano cinque minuti a piedi per arrivare al santuario.

Autore : Cristiano Suriani

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