Il massacro dell’isola di Ramree

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CoccodrilliL’isola di Ramree, una striscia di terra lunga 80 km e larga 32, si trova proprio di fronte a Myanmar (Birmania) dalla cui costa dista solo poche centinaia di metri.
Agli inizi del 1942, con il resto della parte meridionale della penisola birmana, l’isola venne occupata dai giapponesi. Tra la fine del 1944 e i primi mesi del ‘45, l’esercito inglese, unitamente a reparti dell’esercito indiano, intraprese l’operazione per la riconquista della Birmania e quindi anche dell’isola di Ramree che, a quel tempo, era difesa dal 121° reggimento di fanteria, della 54° divisione, agli ordini del colonnello Kanichi Nagazawa.
Data la conformazione dell’isola, Ramree era particolarmente adatta per essere utilizzata come base aerea: la sua conquista era quindi necessaria per la buona riuscita di tutta l’operazione di liberazione della Birmania.

Il 21 gennaio, dopo un intenso fuoco di copertura da parte delle navi inglesi, tra cui una portaerei, unitamente ad aerei della RAF, la 71° brigata di fanteria indiana sbarcò sull’isola e velocemente creò una testa di ponte. Il massiccio sbarco avvenne il 26 gennaio quando sull’isola arrivarono unità di marines britannici, insieme alla 36° brigata di fanteria indiana. I giapponesi opposero una strenua resistenza, ma alla fine gli anglo-indiani riuscirono ad impadronirsi della parte settentrionale dell’isola.
Circa un migliaio di soldati giapponesi lasciarono le loro postazioni; l’intento era quello di fuggire di fronte all’avanzata alleata per cercare il ricongiungimento con la guarnigione giapponese presente nella parte opposta dell’isola. Circondati dagli inglesi su tre lati, i soldati nipponici non ebbero altra scelta che attraversare l’isola in linea retta: questo significava dover marciare su un territorio, di ben 16 km, paludoso e ricoperto di mangrovie. La resa, richiesta più volte dagli inglesi, era impensabile.

Isola di RamreeLa marcia attraverso la palude si trasformò presto in un incubo. L’acqua melmosa rallentò la marcia dei fuggitivi; i soldati erano alla mercè di nugoli di zanzare, ma non solo: anche ragni velenosi, serpenti e scorpioni, che pullulavano nel sottobosco, resero un inferno l’incedere dei soldati. A decine morirono a seguito di malattie tropicali, portate dalla zanzare, e a causa dei morsi velenosi degli insetti e dei rettili. A peggiorare la situazione, la fame e la sete visto che l’acqua della palude non era certo potabile.
Infine, c’erano i colpi d’artiglieria dei soldati inglesi che, dal bordo della palude seguivano le mosse dei giapponesi.

Un orrore ancora peggiore, se possibile, aspettava i soldati giapponesi già enormemente provati.
Sull’entità di quello che successe, non vi è certezza. Ci si basa unicamente sulla testimonianza del naturalista Bruce Stanley Wright che prese parte alla battaglia nelle file degli inglesi. Stanley Wright descrisse l’evento in un suo libro, “Wildlife Sketches Near and Fear” che venne pubblicato nel 1962.

La vasta palude dell’isola di Ramree era l’habitat ideale per gli enormi coccodrilli marini che a migliaia infestavano la zona. Rettili di una corporatura non indifferente: potevano arrivare ai sei metri di lunghezza e a una tonnellata di peso.
I soldati insanguinati, nel loro lento, faticoso e rumoroso avanzare nella palude, erano un invito a cena che i coccodrilli non potevano rifiutare. Presto la colonna di soldati fu attaccata da decine di giganteschi rettili che, sbucando dall’acqua melmosa, afferravano i soldati e li trascinavano sott’acqua. Il tutto accadeva di notte e l’oscurità non faceva che accrescere l’orrore; quando arrivavano i coccodrilli, i soldati sparavano alla cieca sperando, spesso vanamente, di fermare i rettili.

Coccodreillo marinoGli inglesi, sul bordo della palude, assistevano inorriditi a quello che stava succedendo ai loro nemici. Data l’oscurità, potevano solo sentire il rumore degli spari, le urla di orrore e gli scatti delle mascelle dei coccodrilli marini che laceravano le carni dei soldati che, se avessero saputo, si sarebbero consegnati ben volentieri alla truppe alleate.
Furono solo venti i soldati giapponesi, molti dei quali feriti, che riuscirono a terminare la marcia e ad uscire dalla palude.

Come detto, tra i soldati inglesi che assistettero, sgomenti, al massacro, ci fu anche il naturalista Bruce Stanley Wright: l’unico a riportare la notizia dell’evento. Non c’è quindi possibilità di verificare l’attendibilità dei fatti. Molto probabilmente gli eventi furono ingigantiti anche se nessuno mette in dubbio che, vista la zona, i giapponesi siano stati effettivamente attaccati da qualche coccodrillo marino. Non si saprà mai la reale entità delle perdite giapponesi e forse sono stati più di venti i soldati che sopravvissero alla marcia nella palude.
L’evento, anche se non si conosce la realtà dei fatti, è riportato nel Guinness dei Primati come il più sanguinoso attacco da parte di coccodrilli.

Dopo la guerra, l’isola di Ramree ha continuato ad ospitare una grande moltitudine di coccodrilli marini, almeno fino agli anni ‘60 quando la caccia da parte dell’uomo ha sensibilmente ridotto il loro numero.

Autore: Cristiano Suriani

Fonte :
The Horrific Crocodile Massacre of Ramree Island

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