Il sistema Gengō

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Imperatore AkihitoIl cambio dell’imperatore del Giappone non è un evento comparabile con un semplice passaggio di testimone, come siamo abituati noi in Occidente: da noi, il cambio, per esempio, di un Presidente della Repubblica, è un evento molto sobrio che si risolve in pochi giorni. In Giappone, il cambio di imperatore è una cosa complessa fatta di riti civili e religiosi.
Come il caso della salita al trono di Naruhito, la prima cosa da stabilire è il nome da dare alla nuova Era.

Il sistema Gengō, il sistema di suddividere la storia giapponese in Ere, è stato mutuato dalla storia cinese. Anche il nome delle singole Ere, seppure non ci sia una regola scritta, viene desunto dagli antichi testi della tradizione letteraria cinese.
Anche se non è sempre stato così, ogni imperatore, alla sua morte, assume il nome dell’Era che ha contraddistinto il suo regno e, con quel nome, viene ricordato nella Storia: è stato così per Mutsuhito (Imperatore Meiji), Yoshihito (Imperatore Taishō), Hirohito (Imperatore Showa) e Akihito che riceverà il nome di Imperatore Heisei.

Anticamente un’Era iniziava in concomitanza con un importante evento della Storia giapponese, che non necessariamente era l’installazione di un nuovo imperatore; ci potevano, così essere più Ere durante il regno di un singolo monarca o anche Ere la cui durata copriva più imperatori.
Con l’Era Meiji, anche per comodità, si è deciso di far combaciare l’Era con la durata di ogni singolo imperatore: pertanto, per fare un esempio, l’attuale Era Reiwa è iniziata il 1° maggio del 2019, al momento della salita al trono di Naruhito, e terminerà quando ci sarà un nuovo sovrano.

Dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, a molti pareva ormai obsoleto il sistema Gengō e si propose di sostituirlo con il sistema occidentale di conteggio degli anni. La nuova Legge Imperiale, imposta dagli americani nel 1947, non faceva cenno a questo aspetto e quindi si continuò, per inerzia, ad usare il sistema Gengō; negli anni ’70 il Partito Socialista propose la sua abolizione, ma, per contro, il Partito Liberal Democratico fece approvare una legge per rendere ufficiale e regolamentato il sistema delle Ere.
Di conseguenza oggi il Giappone, almeno nei documenti ufficiali, conta gli anni dall’inizio dell’Era: ad esempio il 2017 corrisponde all’anno 28 dell’Era Heisei. Comunque, per ragiondi di opportunità, viene largamente utilizzato anche il sistema occidentale che conta gli anni dalla nascita di Cristo.

Anche l’iter per la scelta del nome è piuttosto elaborato.
Il primo ministro nomina una serie di personalità di alto profilo che sono chiamate a presentare dei nomi, ognuno dei quali deve essere corredato da motivazione, significato e fonte. Dopo la presentazione delle candidature, si effettua una prima scrematura sulla base di alcuni criteri: il significato deve essere compatibile con gli ideali del Paese; deve essere composto da due kanji; deve essere facile da leggere e non di uso comune; non deve essere già stato utilizzato come nome di Era.
Sulla lista finale, il primo ministro ascolta i pareri dei presidenti dei due rami del Parlamento. Infine il governo decide quale nome scegliere.

Autore : Cristiano Suriani

Fonte : The Historical Background of How Japan Chooses Its Era Names

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