Il teatro Bunraku: una ricca storia e un futuro incerto

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Bunraku, il teatro dei burattini
(tjabeljan, CC BY 2.0 , attraverso Wikimedia Commons)

L’arte tradizionale del teatro Bunraku combina il canto, la musica shamisen e le marionette per una esperienza altamente estetica. Nonostante abbia avuto una grande popolarità, ora deve lottare per trovare spettatori. Questo articolo parla della storia del bunraku e guarda avanti verso nuove iniziative per far rivivere l’interesse del pubblico.

Insieme al kabuki e al noh, il teatro bunraku è considerato uno delle tre grandi tradizioni teatrali del Giappone. Dopo che il governo giapponese ha designato il bunraku, nel 1995, come proprietà culturale immateriale, l’UNESCO l’ha iscritto, nel 2008, nella lista del Patrimonio Culturale e Immateriale dell’Umanità.

Nonostante questi riconoscimenti, la corrente popolarità del bunraku arranca dietro al suo riconoscimento artistico; popolarità molto lontana dagli anni d’oro del periodo di Edo (1603 – 1868). Nel risveglio del Giappone, a seguito della devastante sconfitta nelle Seconda Guerra Mondiale, il bunraku rischiò l’estinzione, ma si salvò grazie al sostegno del governo nazionale e di quello di Osaka. Negli ultimi anni, a causa del taglio dei fondi al Bunraku Kyokai, la principale associazione di sostegno per questa forma di teatro, da parte dell’attuale sindaco di Osaka Hashimoto Toru, questo tradizionale teatro di burattini è di nuovo in pericolo.

Quando il bunraku emerse in Giappone, circa quattro secoli fa, era conosciuto come ningyō jōruri. Ningyō significa “burattini” e jōruri si riferisce ad uno stile canoro. Jōruri, che letteralmente significa “bel gioiello”, si è sviluppato a metà del XV secolo; l’accompagnamento shamisen venne aggiunto nella seconda metà del XVI secolo; queste due arti vennero quindi combinate con i burattini controllati dai burattinai.

Il “Sheakspeare” del Giappone

Nel XVII secolo ci fu il boom del bunraku che trovò il suo Shakespeare nelle panni del drammaturgo Chikamatsu Monzaemon (1653-1725). Chikamatsu, figlio di un ronin (samurai senza padrone), viveva a Kyoto quando incontrò il grande cantante Takemoto Gidayū (1651–1714); rimase colpito dal potere emotivo delle sue performance e rimase affascinato dal jōruri e dal teatro di burattini. Fece il suo esordio nel 1700 con un grande successo, Sonezaki Shinjū (Suicidi d’amore a Sonezaki), che racconta la storia dell’amore tragico di Ohatsu, una prostituta, per Tokubei, un lavoratore alle dipendenze di un mercante di salsa di soia; nel mentre i due si incamminano verso il bosco dove avevano deciso di uccidersi, il narratore intona le seguenti strofe famose:

Addio a questo mondo, e a questa notte, addio
Camminiamo la strada verso la morte, a cosa dovremo essere legati ?
” (1)

Chikamatsu lasciò più di 100 opere bunraku, inclusi alcuni capolavori come Meido no hikyaku (Corriere per l’Inferno) (1711), Kokusen’ya kassen (The Battles of Coxinga) (1715), and Shinjūten no Amijima (The Love Suicides at Amijima) (1720). Collaborò anche con il kabuki, per circa 10 anni, insieme Sakata Tōjūrō (1647–1709), un famoso attore nella regione di Kamigata (Kyoto-Osaka). Molti lavori kabuki, popolari nei giorni nostri, sono adattamenti di pezzi del teatro dei burattini.

Un lungo apprendistato

Nella forma, che è poi diventato lo standard, il bunraku richiede tre tipi di figure: il tayū, o cantante, il suonatore di shamisen e i burattinai.
Kiritake Kanjūrō III, un rispettato veterano del bunraku, racconta che “l’attuale pratica di usare tre burattinai per ogni burattino è stata una invenzione di Osaka, introdotta nel 1734”. I burattini variano, in altezza, dal metro al metro e mezzo; l’operatore principale, detto omozukai, controlla la testa e la mano destra, mentre due assistenti si occupano rispettivamente della mano sinistra e delle gambe. Kiritake Kanjūrō III ha ricevuto numerosi premi per la sua arte di burattinaio, incluso il Premio per le Belle Arti del Ministero della Cultura, la Medaglia d’Onore (Nastro Viola) e il Premio dell’Accademia Giapponese della Arti.

il teatro bunrakuSotto il coordinamento dell’omozukai, i tre burattinai sincronizzano il loro respiro e i loro movimenti. Sul palcoscenico, solo il viso dell’omozukai è visibile mentre gli assitenti indossano dei cappucci neri. Kintake dice che prima di diventare omozukai, l’assistente deve lavorare 10 anni nel controllo delle gambe e 15 anni nel controllo della mano sinistra.
Durante il periodo di Edo, mentre il bunraku spopolava tra gli abitanti di Osaka, arrivò sull’isola di Awaji, nel mare interno e a Tokushima, nella prefettura di Shikoku. Molti testi bunraku vengono ancora rappresentati in vecchi teatri del Kansai e della regione del Shikoku: segno della popolarità di questa forma di arte. Si pensa che la gente comune imparasse le battute delle rappresentazioni più popolari, le quali divennero le fonti del loro sapere e li aiutarono a modellare i loro valori etici. A metà del XVIII secolo, il bunraku raggiunse il picco della fama, ma gli spettatori presto cominciarono ad indirizzare la loro attenzione verso il kabuki. Per il bunraku iniziò un lungo declino.

Le difficoltà del dopoguerra

Il Teatro Bunrakuza di Osaka, costruito nel XIX secolo, diede a questa forma d’arte il presente nome giapponese “bunraku”. Il teatro venne distrutto durante il bombardamento di Osaka nel 1945; riscostruito nel 1946, ma, nel 1948, l’arrivo della società di produzione Shōchiku, portò alla divisione della troupe del bunraku. Il gruppo Chinamikai rimase fedele alla Shōchiku, mentre il gruppo Mitsuwakai si staccò. La divisione durò fino al 1963 quando la Shōchiku lasciò il mondo del bunraku a causa delle sue continue perdite economiche.
Nonostante questo, nel 1962, il bunraku aumentò i suoi estimatori con la prima rappresentazione all’estero, a Seattle. Il 1963, inoltre, vide la formazione del Bunraku Kyōkai che riuniva i vari gruppi contrapposti. La costruzione del Teatro Nazionale a Tokyo, nel 1966, e del Teatro Nazionale Bunraku ad Osaka, nel 1984, diede nuova linfa a questa forma d’arte.

Un posto dei cuori giapponesi

Teatro BunrakuNell’aprile 2014, andai al Teatro Nazionale del Bunraku a vedere uno delle ultime apparizioni del vecchio cantante 89enne, Takemoto Sumitayu VII, un tesoro nazionale vivente, che si è poi ritirato nel maggio dello stesso anno. Le prenotazioni erano esaurite e gli entusiasti appassionati del teatro formavano lunghe code, sin dalla prima mattina, nella speranza di assicurarsi un bigliett; lo spettacolo stabilì il nuovo record di spettatori nei trent’anni di storia del Teatro.
Takemoto interpretò l’atto “Il suicidio di Sakuramaru” (Sakuramaru seppuku no dan ) dello spettacolo “I segreti della Calligrafia di Sugiwara” (Sugawara denju tenarai kagami ). Quando apparve sulla scena, l’intera platea esplose in un applauso. C’era una sensazione che i giapponesi avessero ancora un posto nel loro cuori per il bunraku, anche se solo mentre ammiravano Takemoto.
Ma allora, perchè il bunraku non è più popolare ? La colpa è spesso attribuita alle rappresentazioni lunghe e lente; anche i dialoghi sono difficili da capire, anche con l’aiuto dei sottotitoli. Altro problema è la mancanza di nuove leve e, con il ritiro di Takemoto, rimangono solo cinque tesori nazionali viventi per il bunraku.
Sfortunatamente, nonostante la popolarità della performance di Tekamoto, il Teatro Nazionale Bunraku, nell’anno fiscale 2013, è stato capace di attirare poco più di 100.000 spettatori. Come conseguenza, il governo della città di Osaka ha tagliato i fondi per l’anno fiscale 2014, al Bunraku Kyōkai, per circa 7.3 milioni di yen.
L’organizzazione, con varie iniziative (spettacoli per le famiglie, trasmissioni video delle rappresentazioni), sta cercando di attirare nuovi fan; ma il bunraku ancora attira 1/10 degli spettatori del kabuki. Molti penseranno che sia irragionevole tagliare i sussidi a questa classica forma d’arte che, invece, dovrebbe essere preservata.

La Nippon Foundation sta lanciando il Nippon Bunraku Project per promuovere il bunraku sia in Giappone che all’estero. Sta costruento un palcoscenico mobile interamente in legno di cipresso e progetta una prima rappresentazione al “Ropongi Hills Arena” di Tokyo nel marzo 2015; sarà l’inizio di un tour nazionale che durerà fino alle Olimpiadi di Tokyo nel 2020. E’ una iniziativa che merita un grosso applauso.

(1) da Chikamatsu Monzaemon, “Four Major Plays of Chikamatsu”, traduzione di D. Keene
(New York: Columbia University Press, 1961)

Traduzione di : Cristiano Suriani

Articolo orginale : The Rich History and Uncertain Future of Bunraku Puppet Theater (Harano Jōji, nippon.com, 14/11/2014)

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