La guerra del tenente Hiroo Onoda

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Il Tenente Hiroo Onoda


Hiroo Onoda aveva 20 anni quando, nel 1942, venne chiamato a servire la Patria. Al termine dell’addestramento ricevette il grado di tenente ed entrò nella scuola del servizio segreto dell’esercito. Onoda ricevette anche l’addestramento per poter condurre operazioni di guerriglia.
Il 17 dicembre 1944 venne dislocato nell’isola di Lubang, nelle Filippine, con l’ordine di distruggere il porto e la pista di atterraggio prima dell’arrivo degli americani. Dal maggiore Taniguchi e dal maggiore Takahashi ricevette anche l’ordine di attendere sull’isola, una volta che fosse stata conquistata dagli americani, il ritorno dell’esercito imperiale che, anno meno o anno più, avrebbe riconquistato Lubang. Secondo gli ordini ricevuti Onoda non doveva assolutamente togliersi la vita, ma rimanere nascosto fino a che l’esercito non avrebbe avuto nuovamente bisogno dei suoi servizi.

L’isola venne riconquistata dagli americani e Onoda, con altri compagni, si rifugiò nella boscaglia da dove contava di condurre operazioni di guerriglia in attesa dell’inevitabile ritorno dell’esercito imperiale. La sua cellula era composta da lui e altri tre compagni: il caporale Shimada e i soldati Kozuka e Akatsu. Tutti e quattro, con limitati viveri e munizioni, continuarono a vivere nella boscaglia cibandosi di noci di cocco, bacche e cibo che riuscivano, di volta in volta, a rubare agli isolani.

Nell’ottobre del 1945, per la prima volta, lessero un avviso che avvertiva che la guerra era ormai finita, ma non si fidarono credendola una mossa degli americani per farli uscire allo soperto e poi catturarli. Un altro messaggio arrivò dal cielo lanciato da un B-17, sul finire del ’45, e il messaggio riportava un testo del generale Yamashita che ordinava la resa; ma neanche a questo messaggio Onoda e i suoi compagni credettero.
Ai messaggi si aggiunsero, via via, copie di giornali, foto e lettere di parenti, ma niente convinse i quattro soldati a venir meno agli ordini ricevuti.

Hiroo OnodaNel settembre del 1949 uno dei quattro, Akatsu, lasciò di nascosto la compagnia e, dopo altri 6 mesi da solo nella boscaglia, decise di arrendersi. Fedele all’ordine ricevuto la cellula di Onoda continuò la guerriglia ingaggiando scontri a fuoco con gli abitanti dei villaggi limitrofi, con pattuglie dell’esercito filippino o con squadre che periodicamente venivano mandate per scovarli. Fu proprio a causa di questi scontri a fuoco che morirono gli altri due compagni di Onoda: Shimada morì nel 1954 e Kozuka nel 1972.
Nonostante Onoda fosse stato dichiarato ufficialmente morto nel 1959, c’era ancora chi credeva di poterlo trovare ed è proprio per questo motivo che arrivò a Lubang Norio Suzuki, uno studente.

Suzuki, dove molti avevano fallito, riuscì ad incontrare il tenente Onoda, ma neanche lui ebbe successo nel convincere il tenente ad arrendersi e, anzi, Onoda si sarebbe arreso solo se il suo superiore glielo avesse ordinato di persona. Lo studente, con la foto di Onoda, tornò in Giappone, rintracciò l’ex maggiore Taniguchi, che ne frattempo aveva aperto una libreria, e con lui tornò a Lubang. Qui, Taniguchi ordinò a Onoda di arrendersi e, finalmente, dopo 29 anni dalla fine della guerra Hiroo Onoda uscì dalla Jungla.
Nonostante Onoda, con i suoi compagni, avesse ucciso, in tutti quegli anni, 30 filippini, ottenne la grazia dall’allora Presidente delle Filippine Ferdinando Marcos.

Tornato in Giappone, venne accolto come un eroe, come l’ultimo difensore dell’Impero del Sol Levante. C’era anche chi voleva che entrasse nella Dieta. Scrisse una autobiografia, ma poi, nel 1975, infastidito da tutte queste attenzioni, emigrò in Brasile dove si sposò e si occupò della comunità giapponese in Brasile. Nel 1984, dopo aver letto di un fatto di cronaca che vedeva coinvolto un minore, tornò in Patria e aprì una serie di scuole per ragazzi. Nel 1996 tornò a Lubang dove donò 10.000 dollari alla locale scuola.

Negli ultimi anni della sua vita, visse spesso in Brasile dove ricevette varie onoreficenze.
Hiroo Onoda è morto, per infarto, il 16 gennaio 2014 presso l’Ospedale St. Luke di Tokyo.

Autore : Cristiano Suriani

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