La storia di Bancho Sarayashiki

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Bancho SarayashikiUna delle storie più famose del folklore nipponico è quella di Bancho Sarayashiki. Del racconto esistono molteplici versioni, ma forse la più interessante è quella del castello di Himeji. Il castello dell’Airone Bianco, come è altrimenti noto, è il più famoso e meglio conservato del Giappone. All’interno del complesso, vicino all’edificio adibito alla pratica dell’harakiri, il suicidio tradizionale dei samurai, esisteva, ed esiste tuttora, un pozzo: il pozzo di Okiku.

Siamo nel XVIII secolo e Okiku era una bella ragazza al servizio del signore del castello, Hosokawa Katsumoto. Un giorno venne a conoscenza di un complotto ordito dal Capo della Guardia, Asayama Tetsuzan, per rovesciare il suo signore, di cui Okiku era segretamente innamorata, e la ragazza, avvertendo Hosokawa, fece fallire il piano. Il Capo della Guardia riuscì a rimanere al suo posto e presto scoprì che la serva Okiku aveva fatto saltare il suo piano: cominciò quindi a preparare la vendetta.

Tra i compiti di Okiku, c’era quello di custodire dieci piatti molto pregiati. Asayama riuscì a rubarne uno e a far si che, agli occhi del daimyo, il signore del castello, Okiku fosse la responsabile del furto.
La pena, per questo crimine fu tremenda: la ragazza venne affidata alle mani dello stesso Capo della Guardia per essere torturata e poi uccisa. Okiku, dopo essere stata violentata, torturata, umiliata e, infine, uccisa, venne gettata nel pozzo del castello. Una morte così violenta non poteva preludere che all’apparizione del fantasma della ragazza che, da allora, infestò il pozzo. Ogni notte, fra le 2 e 3, lo yurei (“fantasma”) di Okiku usciva dal pozzo, contava da uno a nove e poi scoppiava in singhiozzi, lamenti e grida. La maledizione fece impazzire il signore del castello che, oltretutto, era venuto a conoscenza dell’innocenza della ragazza. Un giorno, chiamò un monaco buddhista per cercare di porre termine alla maledizione. Il monaco capì che lo spirito della ragazza era alla ricerca del decimo piatto e, non trovandolo, scoppiava in terrificanti grida. Una notte, dopo che il fantasma ebbe contato fino a nove, il monaco intervenne gridando “Dieci !!”; il fantasma della sfortunata ragazza, si inchinò di fronte al monaco, ringraziò e sparì per sempre.

Pozzo Himeji Il racconto di Okiku e dei dieci piatti comparve nel XVIII secolo, il periodo d’oro per i racconti di fantasmi in Giappone. E’ uno dei più conosciuti del folklore nipponico e sono innumerevoli le rappresentazioni del teatro Bunraku o Kabuki che si ispirano a questa storia.
Esistono molte versioni del racconto. Una variante, molto diffusa, racconta di una serva, Okiku, che lavorava per un samurai di nome Aoyama Tessan. Questi era innamorato della sua serva che però rifiutava le sue proposte. Aoyama nascose un prezioso piatto di famiglia incolpando la povera ragazza. Okiku contò e ricontò i piatti, ma il decimo non riuscì mai a trovarlo. Il samurai, disse, avrebbe soprasseduto al fatto – che comportava, come pena, la morte – se lei si fosse decisa a diventare la sua amante. Di fronte al suo ennesimo rifiuto, in un impeto di rabbia, la gettò nel pozzo dove Okiku morì. Il seguito della storia ripercorre quella della versione di Himeji. Ma ce ne sono altre di versioni che variano in un modo più o meno accentuato, ma il plot principale, quello dei piatti, della ragazza gettata nel pozzo e del suo ritorno sottoforma di fantasma, è comune in tutte le narrazioni del racconto.

La storia è un tipico racconto folkloristico di fantasmi; un genere molto in voga nel XVII e XVIII secolo. In esso è possibile trovare alcuni aspetti tipici del genere. Il pozzo è un elemento ricorrente in storie di questo tipo in quanto, nella cultura giapponese, rappresenta un canale di collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Altro elemento ricorrente è l’ora di apparizione, tra le 2 e le 3 di mattina quando, secondo la tradizione, è più flebile il velo che ci separa dall’aldilà. Infine, la figura dello yurei, il fantasma giapponese.
Ci sono vari tipi di fantasmi, secondo il folklore giapponese. Lo yurei è uno spirito che è rimasto incatenato al mondo terreno e non riesce a trovare la pace fino a che non avrà risolto l’impedimento che gli proibisce di raggiungere il mondo dei morti. Questo impedimento, come è il caso di Okiku, può essere rappresentato da un forte sentimento che lega lo spirito al mondo terreno; sentimento che può essere ira, rancore, vendetta, gelosia, amore. Molto spesso diventano yurei gli spiriti di persone morte in modo violento: ammazzate o suicidatesi. Nel nostro caso specifico, lo spirito di Okiku è ossessionato dall’idea di non trovare il decimo piatto e solo quando il prete buddista esclama “Dieci !!” il ciclo si chiude permettendo allo yurei di lasciare definitivamente il mondo dei vivi.

Autore : Cristiano Suriani

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