Le origini dei rapporti Giappone – Olanda

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L’isola di Dejima
(Biblioteca universitaria di Leiden, Public domain, attraverso Wikimedia Commons)

Il privilegiato rapporto tra il Giappone e l’Olanda è davvero interessante, sotto vari punti di vista. Iniziò, in modo fortuito, nel 1598.
In quell’anno, partì dall’Olanda una flotta di quattro navi, della Compagnia delle Indie Olandesi, con destinazione l’Equador. Il viaggio, tra intemperie e assalti di pirati, fu molto difficile, e terminò prima di raggiungere la meta finale. L’ultima nave superstite, la “Liefde”, con solo una manciata di uomini, riuscì, a stento, a raggiungere le coste meridionali del Giappone.

Dejima
L’isola di Deijima

In Giappone, dal 1543, erano già presenti i portoghesi con i quali, in Europa, gli olandesi non erano in buoni rapporti, principalmente per motivi religiosi.
Tokugawa Ieyasu, anche alla vigilia della decisiva battaglia di Sekigahara, era il personaggio più potente dell’arcipelago; Ieyasu, che malamente tollerava i portoghesi e la loro fissazione nel diffondere il cattolicesimo, fu lieto dell’arrivo degli olandesi che, non solo erano nemici dei portoghesi, ma non avevano nessun interesse a convertire i giapponesi: il loro interesse era limitato alla sfera commerciale.

La “Liefde”, con i suoi 18 cannoni, partecipò alla battaglia di Sekigahara a fianco di Tokugawa Ieyasu. La battaglia sancì la leadership indiscussa di Ieyasu che, nel 1603, venne nominato shogun. L’inglese William Adams e l’olandese Jan Joosten van Lodensteijn, entrambi arrivati sulla “Liefde”, divennero consiglieri del governo shogunale e, più tardi, vennero innalzati allo status di samurai: furono i primi samurai occidentali della Storia del Giappone.
Giappone-OlandaNel 1609, nel porto di Hirado, arrivarono due navi, della Compagnia delle Indie Olandesi, che portavano una cordiale lettera dello Statolder (in pratica il Presidente della Repubblica d’Olanda) Maurizio d’Orange con cui si chiedeva l’apertura di relazioni commerciali tra Giappone ed Olanda. Ieyasu, lusingato per il tono della lettera, accosentì e permise alla Compagnia di creare la sua stazione commerciale ad Hirado, stazione che sarà poi, nel 1641, spostata sull’isola artificiale di Dejima, nel golfo di Nagasaki. L’isola, fino al 1639, ospitava la colonia portoghese.
Tra il 1637 e il 1638, scoppiò la Rivolta di Shimabara in cui la componente cattolica fu essenziale nella guida dei rivoltosi: il cattolicesimo introdotto dai portoghesi. Questo fu il colpo di grazia che diede il pretesto per l’espulsione dei portoghesi dal Giappone, soppiantati dall’Olanda che, con la loro Compagnia, rifornivano il Giappone con seta (dalla Cina) spezie (Indie Orientali), pellame (Thailandia), avorio (Africe e Asia sud-orientale); dal Giappone uscivano argento, oro, rame, canfora, porcellana, lacche e cereali.

Così iniziò il legame tra il Giappone e l’Olanda. Un legame che sarebbe durato secoli, fino all’apertura del Giappone all’Occidente. Iniziò come un legame prettamente commerciale per poi diventare un legame culturale: nacque il Rangaku, gli “studi olandesi”, per decenni l’unico canale, del sapere, tra il Giappone e la più sviluppata Europa.
A testimonianza di quel legame, così tanto prezioso per il Paese nipponico, oggi è possibile visitare “Huis ten Bosch“, nei pressi di Nagasaki: un parco tematico interamente dedicato all’Olanda.

Autore: Cristiano Suriani

Fonte: “Dutch in Japan” – History Today (articolo in abbonamento)

 

 

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