L’Esercito Rosso Giapponese

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Una delle conseguenze dei moti studenteschi del 1968, è stata la nascita, in vari Paesi occidentali, di gruppi terroristici, spesso, di estrema sinistra. In Italia sorsero le Brigate Rosse, in Francia Action Directe, in Germania la RAF, per citare i gruppi terroristici più conosciuti che operarono negli anni ’70.

Anche in Giappone successe qualcosa e pure quel Paese – ritenuto da sempre uno dei meno violenti – vide la nascita del fenomeno del terrorismo rosso.
Nel settembre del 1969 nacque in Giappone il gruppo Frazione dell’Armata Rossa (Sekigun-ha) un gruppo terroristico che si staccò dall’ala sinistra del Partito Comunista Giapponese. Nel marzo del 1970 dirottò un volo interno: i 129 ostaggi vennero poi rilasciati a Fukuoka e a Seoul. L’aereo infine arrivò in Corea del Nord dove i terroristi chiesero, ed ottennero, asilo politico.

United Red Army

Il gruppo ebbe vita molto breve in quanto già nel 1970 molti dei suoi leader erano in prigione. Dalle sue ceneri prese vita l’Armata Rossa Unita (Rengo Sekigun) che comprendeva ex membri della Frazione dell’Armata Rossa e un gruppuscolo di maoisti rivoluzionari, anch’essi fuoriusciti dal Partito Comunista.

Il gruppo Armata Rossa Unita divenne tristemente famoso nell’inverno 1971-1972 per una tremenda purga che attuò al suo interno: ben 14 membri, su 29, vennero uccisi dai loro stessi compagni. Dal dicembre 1971 al febbraio 1972, il gruppo gestiva un campo di addestramento tra le montagne della prefettura di Gunma. Durante questo periodo, nel campo, i membri del gruppo vennero sottoposti ad un pesante esame e tutti quelli che non si dimostravano autentici rivoluzionari furono soppressi. Due riuscirono a scappare e ad avvertire la polizia che irruppe nel campo e i leader, dopo una feroce resistenza, vennero arrestati.
Il capo dell’Armata Rossa Unita, Tsuneo Mori, si suicidò poi in carcere mentre i suoi vice, Hiroko Nagata e Hiroshi Sakaguchi vennero condannati a morte. La Nigata morì nel 2011, per tumore, nel carcere di Tokyo

Fusako Shigenobu era una ragazza di 26 anni quando, nel 1971, lasciò il Giappone con destinazione l’Europa. Aveva militato nella Frazione dell’Armata Rossa e, insieme ad un pugno di militanti, pensò bene di lasciare il Giappone per cercare altre avventure. Entrò presto in contatto con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e decise che il medioriente sarebbe stato il teatro operativo di quello che sarebbe diventato il più famoso gruppo terroristico del Sol Levante: l’Esercito Rosso Giapponese (Nihon Sekigun).

Gli aderenti all’Esercito Rosso Giapponese non furono mai più di 40. ma negli anni ’70 e ’80 compirono in tutto il mondo vari spettacolari attentati che fecero diventare l’organizzazione terroristica una delle più pericolose a livello mondiale. Il primo, e il più famoso, atto terroristico firmato dal gruppo fu l’attacco all’aeroporto Lod (ora Ben Gurion) di Tel Aviv che provocò la morte di 24 persone e il ferimento di altre 76. Tre terroristi giapponesi, imbottiti di esplosivo, cominciarono a sparare all’impazzata tra la folla: due di loro esplosero quando colpiti dai proiettili della polizia mentre il terzo, Okamoto Kozo, venne catturato. Condannato all’ergastolo, venne poi consegnato ai palestinesi durante uno scambio di prigionieri. Venne accolto come un eroe in Libano, si convertì poi all’islam ed evitò di essere estradato in Giappone.
L’attacco di Tel Aviv fu il primo episodio di attacco suicida nella storia del terrorismo mediorientale. Si pensa che sia stato proprio l’Esercito Rosso Giapponese ad insegnare ai palestinesi la tecnica kamikaze divenuta poi tristemente famosa con l’orrendo attacco suicida dell’11 settembre 2001.

Fusako Shigenobu
Fusako Shigenobu

Dal maggio del 1972 fino al dicembre del 1977 l’Esercito Rosso compì numerose eclatanti azioni terroristiche in giro per il mondo: vennero dirottati aerei, spesso della Japan Airlines (Jal); vennero presi ostaggi con la speranza di scambiarli con loro combattenti finiti nella mano della polizia o per ottenere forti riscatti in denaro con cui finanziare le proprie attività; vennero assaltate numerose ambasciate. Dal 1977 fino al 1986 l’organizzazione cadde in una specie di letargo e per dieci anni non si fece più sentire. Nel maggio dell’86 ricomparve con l’attacco, a colpi di mortaio, contro le ambasciate di Giappone, Canada e Stati Uniti in Indonesia. Nei due anni successivi l’Esercito Rosso Giapponese spostò la sua attenzione sull’Italia: nel giugno del 1987, a Roma, vennero attaccate le sedi diplomatiche di Gran Bretagna e Stati Uniti mentre nell’aprile dell’anno successivo, a Napoli, ci fu l’assalto alla sede ricreativa dell’esercito americano che provocò 5 morti.

Con gli attentati in Italia terminò l’attività terroristica del gruppo. Negli anni ’90 i leader vennero, uno alla volta, arrestati in varie parti del mondo ed estradati in Giappone. Fusako Shigenobu, considerata la mente di tutte le azioni terroristiche del gruppo, venne arrestata ad Osaka, dove alloggiava in un albergo, sotto falso nome, nel novembre del 2000. Dal carcere, nell’aprile del 2001, emanò un documento in cui proclamò lo scioglimento dell’Esercito Rosso il quale, in un documento del maggio dello stesso anno, confermò la decisione.

Quella che venne definita, dai media internazionali, “una delle donne più pericolose al mondo”, “l’amazzone del terrore” fu condannata, nel febbraio del 2006, a venti anni di carcere. Vari membri dell’Esercito Rosso Giapponese sono attualmente ancora ricercati. Si sa che alcuni vivono, oltre che in Libano, in Corea del Nord protetti dal regime che, fino ad ora, si rifiuta di consegnarli alla giustizia di Tokyo. D’altronde Pyongyang è accusata di essersi servita del gruppo terroristico per cercare di portare la rivoluzione comunista nel mondo; ci sono sospetti che l’Esercito Rosso Giapponese sia anche implicato nei rapimenti di cittadini giapponesi da parte della Corea del Nord.
Il 28 maggio del 2022 Fusako Shigenobu è uscita del carcere accolta da una piccola folla di fan.

Nel 2007, il regista giapponese Koji Wakamatsu fece un film (un mix di documentario e fiction) “Jitsuroku rengo sekigun: Asama sanso e no michi” (United Red Army) in cui descrive dettagliatemente la tormentata storia del Giappone negli anni ’60 e ’70: il movimento studentesco, la nascita del terrorismo, i protagonisti.

Autore : Cristiano Suriani