L’importanza dell’Incidente di Ōtsu

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Incidente di Ōtsu L’incidente di Ōtsu, dell’11 maggio del 1891, fu un evento importante per la Storia giuridica del Giappone, ma non solo: poteva anche avere catastrofiche conseguenze sullo sviluppo del Paese che, proprio in quegli anni, era nel pieno della modernizzazione e della Rivoluzione Meiji.

Nell’ambito del suo tour in Oriente, il Principe Nikolaj Aleksandrovic, il futuro zar Nicola II, arrivò in Giappone per una visita ufficiale. Era accompagnato, fra gli altri, dal cugino, il Principe Giorgio di Grecia. Durante uno spostamento, a Ōtsu, sul Lago di Biwa, un poliziotto, Tsuda Sanzō, salì sul risciò del Principe, estrasse la sciabola, e colpì il futuro zar; il colpo venne parzialmente parato dalla prontezza del Principe Giorgio; nonostante ciò, il Principe Nikolaj Aleksandrovic venne lievemente ferito al volto e fu ordinato il trasferimento al Palazzio Imperiale di Kyoto per la medicazione.
L’attentatore venne bloccato ed arrestato.

Se l’attentato fosse avvenuto solo qualche decennio prima, l’attentatore sarebbe stato immediatamente giustiziato o, al limite, gli sarebbe stato ordinato di compiere il Seppuku, il suicidio rituale, come capitò ai samurai del Tosa responsabili dell’incidente del Sakai del 1868, dove morirono 11 marinai francesi.
Il Giappone era desideroso di dimostrare di essere uscito dal periodo medievale e la rincorsa per raggiungere le grandi democrazie occidentali comportava l’adozione di organismi nuovi e di strumenti più moderni, più in linea con uno Stato di diritto. Era da poco entrata in vigore la Costituzione Meiji e, dal 1880, il Giappone si era dotato di un moderno Codice Penale.
Il potere giudiziario non era più in mano all’imperatore, ma ai tribunali, in una scala gerarchica che terminava con l’organo supremo di giustizia: la Suprema Corte di Giustizia che, a quel tempo, era composta da sette giudici più il presidente, Kojima Korekata, o Iken.

Incidente di ŌtsuIl Primo Ministro, Matsukata Masayoshi, chiese immediatamente l’applicazione dell’articolo 11 del Codice Penale il quale prevedeva la condanna a morte per chi attentava la vita di un membro della Famiglia Imperiale giapponese. Kojima non fu assolutamente d’accordo. Il Presidente della Corte Suprema non ritenne possibile applicare l’articolo 11 perchè quell’articolo non comprendeva l’attacco contro un esponente di una famiglia reale diversa da quella giapponese.
Fu il primo scontro tra il Potere esecutivo e il Potere giudiziario. Il governo temeva la reazione russa e quindi chiedeva l’immediata esecuzione del responsabile. Kojima resistette e alla fine prevalse: Tsuda Sanzō venne condannato all’ergastolo.
Questa dimostrazione dell’indipendenza del potere giudiziario dal potere politico, fu fondamentale per il Giappone al fine del riconoscimento internazionale come Paese moderno e democratico anche se la parola “democratico”, ancora per molti decenni, bisognerà sempre scriverla tra virgolette.

Per quale motivo la Russia, a seguito dell’attentato, non trasmise un ultimatum al Giappone per una compensazione ?
A seguito dell’incidente di Ōtsu, al futuro zar arrivarono molti segnali d’affetto da parte dei giapponesi: migliaia di telegrammi e scuse a non finire per quella che era considerata una vergogna nazionale; una giovane donna si uccise e nella prefettura di Yamagata venne proibito l’uso del cognome “Tsuda” e del nome “Sanzō”; lo stesso Imperatore Meiji seguì in prima persona l’andamento della guarigione di Nikolaj Aleksandrovic.

Nikolaj.AleksandrovicCome dicevamo, il timore più grande del governo era che la Russia potesse chiedere un risarcimento o, addirittura, prendesse a pretesto l’attentato per muovere guerra al Giappone.
Il Paese era nel pieno dello sviluppo, della modernizzazione, ma non era ancora in grado di rivaleggiare, militarmente, con le grandi Potenze e, soprattutto, con la Russia che, a quel tempo, possedeva uno degli eserciti più potenti al mondo. Nella guerra del 1904-1905, il Giappone inflisse alla Russia una pesante sconfitta, ma negli anni ’90 del XIX secolo la situazione era ben diversa. In quei giorni della primavera del 1891, nel porto di Kobe, inoltre, erano già ormeggiate navi militari russe, arrivate per il viaggio del futuro zar, che non avrebbero avuto difficoltà a bombardare la città.
Da temere anche una richiesta di risarcimento che sarebbe stata una grande mazzata per le casse di uno Stato pesantemente impegnato a finanziare tutte le importanti riforme per trasformare il Giappone in un Paese moderno.

Tutto questo, per fortuna, non avvenne, il Principe Nikolaj Aleksandrovic tornò in Russia e, nel 1894, salì sul trono dell’impero russo. La Russia si ritenne soddisfatta dall’epilogo dell’incidente.
Tsuda Sanzō, l’attentatore, dopo essere stato condannato all’ergastolo, morì, pochi mesi dopo, per una polmonite, nella prigione di Kushiro (Hokkaido).
Il giudice Kojima Korekata, nel 1892, venne coinvolto, insieme ad altri giudici della Corte Suprema e uomini di governo, nello “Scandalo Hanafuda” riguardante il gioco d’azzardo; Kojima venne processato e assolto per mancanza di prove. Nonostante l’assoluzione, decise di dimettersi e, l’anno successico, si diede alla politica ed entrò nella Dieta dove servì in entrambe le Camere.

Autore: Cristiano Suriani

Fonti:
How the last czar shaped Japan’s courts (Japan Times)
Donald Keene – “Emperor of Japan: Meiji and His World, 1852-1912”
The Otsu Incident and the social and political tensions of late Meiji Japan

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