Ninigi no Mikoto

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L’arrivo in Terra di Ninigi-no-Mikoto
(Hagino Yoshiyuki (萩野由之, 1860-1924), Public domain, attraverso Wikimedia Commons)

Secondo la tradizione mitologica giapponese, l’attuale Imperatore Naruhito, come tutti quelli che l’hanno preceduto, discenderebbe dalla dea del Sole Amaterasu. Per questo motivo la figura imperiale è sempre stata considerata una semi-divinità, almeno fino al gennaio 1946 quando, a seguito della resa nipponica agli americani, l’Imperatore Hirohito rinunciò alle prerogative divine per lui e per i suoi successori. Nonostante questa rinuncia, ancora oggi non sono poche le persone che considerano l’imperatore come un semi-dio, discendente diretto di Amaterasu.

Il mito della Creazione è un racconto mitologico che narra della nascita delle varie divinità e cerca di spiegare la creazione del Giappone; viene narrato in tutte e due i libri fondamentali della mitologia nipponica: il Kojiki e il Nihon Shoki. Sono due versioni abbastanza diverse e, nel prosieguo di questo articolo, ci baseremo sulla versione contenuta nel Kojiki.

Nella notte dei tempi la Terra era ricoperta da un brodo primordiale. Gli dei scelsero i due kami (“divinità “) più giovani, Izanagi e Izanami, fratello e sorella, per creare il mondo e, a questo scopo, donarono loro una lancia ingioiellata. Dal ponte celeste, che collegava la Terra al Paradiso, Izanagi agitò il fango primordiale con la lancia da cui, una volta ritratta, caddero delle gocce di acqua salata. Da queste gocce nacque l’isola di Onogoro. Le due divinità quindi andarono a vivere sull’isola. Si sposarono ed ebbero otto figli, che poi divennero le isole del Giappone: Sado, Yamato (Honshu), Oki, Tsushima, Iki, Tsukushi (Kyushu), Iyo (Shikoku) e Awaji (da notare che non ci sono Hokkaido ed Okinawa che entrarono a far parte del Giappone in epoca più recente).
Izanagi e Izanami generarono una moltitudine di divinità tra cui anche Amaterasu (nato dall’occhio destro di Izanagi) a cui il padre donò il regno del Cielo e il Sole.

AmaterasuOkuninushi era la divinità a cui era stato assegnato il governo della provincia di Izumo, ma il disordine che regnava in quelle terre, convinse Amaterasu a rimpiazzare Okuninushi con uno dei suoi figli che, per una ragione o per l’altra, rifiutarono. La dea del Sole si rivolse allora al nipote, Ninigi no Mikoto, che accettò l’incarico. A Ninigi vennero consegnati i tre oggetti simbolo del suo rango e della sua missione: la spada Kusanagi, il gioiello Yasakani no Magatama e lo specchio Yata no Kagami. Giunto sulla Terra, Ninigi incontrò la principessa Konohanasakuya, la Principessa dei Fiori, il cui simbolo è l’albero di ciliegio, e se ne innamorò. Il padre Ohoyamatsumi, una divinità della montagna, se ne compiacque molto e si disse disposto a dare in sposa a Ninigi anche l’altra figlia, la Principessa delle Pietre Iwanaga. Quest’ultima non era proprio una bellezza e Ninigi preferì respingere l’offerta e sposare solo Konohanasakuya. Il padre si addolorò per la decisione e disse che rinunciando alla Principessa delle Rocce, Ninigi avrebbe privato i suoi discendenti dell’immortalità (la roccia è simbolo di immortalità) e la loro vita avrebbe avuto una durata breve come quella di un fiore di ciliegio.
I due si sposarono e subito Konohanasakuya si trovò incinta. Ninigi dubitò di essere lui il padre, ma la moglie costruì una capanna e vi si rintanò per il parto. Diede fuoco alla capanna e disse che, se i bimbi erano veramente i figli di un dio, si sarebbero salvati: e così fu. Dal parto nacquero tre figli: Hoderi, Hosuseri e Hoori.

Hoderi, il Principe del Mare, divenne pescatore e, con il suo amo, pescò infiniti pesci. Il fratello Hoori, il Principe della Montagna, con il suo arco divenne un infallibile cacciatore. Un giorno i due fratelli decisero di scambiarsi, per un breve periodo, i rispettivi poteri, ma nessuno dei due riuscì a ripetere i successi del fratello. Hoori, oltre a non aver pescato niente, perse l’amo di Hoderi e, a placare la sua ira, non bastarono i mille ami che Hoori fabbricò dalla sua spada. Sconsolato, e non sapendo come recuperare l’amo, se ne sedette in riva al mare quando incontrò un vecchio di nome Shihotsuchi che, per risolvere il suo problema, gli consigliò di seguire le sue istruzioni; costruì un’imbarcazione che portò Hoori al largo e là affondò. In fondo al mare, Hoori, scoprì un mondo fantastico e un palazzo abitato dal Signore del Mare Watatsumi la cui figlia, la principessa Toyotama, lo fece presto innamorare. Sia il padre che la figlia, non essendo degli umani, nascondevano le loro vere sembianze: erano, in effetti, dei draghi marini. Il Dio del Mare, che sapeva chi fosse il visitatore, si rallegrò molto per il suo arrivo.
Dopo tre anni passati nel palazzo del Dio del Mare, in compagnia della nuova moglie Toyotama, Hoori confidò il suo problema al suocero il quale radunò tutti i pesci del suo regno e chiese loro se sapevano dove fosse l’amo che comunque, alla fine, venne ritrovato. A Hoori venne così concesso di tornare sulla terraferma per riconsegnare l’amo al fratello. Prima della partenza Watatsumi donò al genero le perle dell’Alta e della Bassa Marea; usate opportunamente, avrebbero costretto Hoderi a sottomettersi al fratello: e così fu. Intanto Toyotama rimase incinta e, per partorire, uscì dal mare e si nascose in una capanna costruita con penne di Cormorano. Siccome al momento del parto, per un breve periodo, avrebbe assunto la sua forma originaria, chiese al marito di non guardare dentro il rifugio; ma la curiosità era troppo forte e Hoori sbirciò e vide la vera sembianza della moglie. Travolto dal terrore, scappò. Fuggì anche la moglie, in preda alla vergogna e il bimbo, Ugayafukiaezu, venne affidato alla zia, la sorella della principessa Toyotama. Una volta cresciuto il figlio di Hoori sposò la zia, la principessa Tama che l’aveva accudito fino ad allora, da cui ebbe quattro figli: Itsuse, Inahi, Mikenu e Wakanikenu. Quest’ultimo diventerà poi Jimmu, il primo Imperatore del Giappone.

Autore : Cristiano Suriani

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