Palloni bomba sugli Stati Uniti: il Progetto Fu-Go

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Progetto Fu-goIl 5 maggio 1945, un ministro della Chiesa e sua moglie, portarono alcuni bambini ad una battuta di pesca nel sud dello stato dell’Oregon. Trovarono un curioso manufatto incastrato tra i rami di un albero. Quando la tredicenne Joan Patzke cercò di liberare l’oggetto, le scoppiò in faccia, uccidendo lei, altri quattro bambini e la moglie del Pastore. Furono le prime e uniche vittime del progetto Fu-Go (trad. “arma a propulsione eolica”): il bombardamento del suolo degli Stati Uniti, da parte del Giappone, mediante palloni-bomba. Volendo, si possono considerare questi palloni come i primi esempi, nella Storia, di missili intercontinentali. Di certo fu una delle armi più bizzarre utilizzate durante la Seconda Guerra Mondiale.

Negli anni ’20, Wasaburo Oishi, un convinto internazionalista e pacifista, cominciò a studiare l’andamento dei venti ad alta quota. In Europa, per motivi di studio, conobbe i primi esperimenti tedeschi sui venti che soffiavano alle grandi altitudini. Tornato in Giappone, costruì il suo osservatorio, a Tateno, 150 km a nord-ovest del monte Fuji, per continuare gli studi sui movimenti delle masse d’aria. Da questo osservatorio fece i suoi primi esperimenti: lanciò palloni che poi, per determinare velocità e traiettoria, osservava mediante un teodolite. In questo modo scoprì l’esistenza, a circa 10 km di quota, di una forte corrente che soffiava verso oriente.
Oishi, nella speranza che i suoi studi potessero essere letti dal maggior numero di persone, di più Paesi possibili, scrisse i risultati delle sue ricerche, non in giapponese, ma in esperanto.
L’esperanto – una lingua inventata con l’intenzione di permettere a tutti i popoli di comunicare tra di loro, superando le barriere linguistiche – però non lo capiva quasi nessuno e quindi la comunità scientifica internazionale, contrariamente alle speranze di Oishi, non riuscì a leggere i risultati degli studi dello scienziato giapponese.

All’inizio degli anni ’30, l’osservatorio venne requisito dall’esercito che cominciò a sperimentare i primi lanci di palloni-bomba. L’obbiettivo era quello di fare trasportare i palloni dalla corrente d’aria – che poi, dopo la guerra, sarà chiamata “Jet Stream” -, ad un’altezza di circa 10.000 metri, fino al continente americano. Il progetto, visto il periodo, non ricevette il carattere di priorità. Solo nel ’43, dopo il raid Doolittle su Tokyo (18 aprile 1942), si cominciò a pensare di nuovo a questo progetto. Vennero riuniti i migliori scienziati giapponesi per costruire un’arma che, attraversando l’Oceano, spinta dal vento, potesse colpire il suolo degli Stati Uniti.
Nacque così il progetto Fu-Go

Sueyoshi KusabaIdeatore del progetto fu il Maggiore Generale Sueyoshi Kusaba.
Per la costruzione di questi palloni, capaci di un viaggio così lungo, attraverso l’Oceano, era necessario trovare un materiale leggero ma resistente. Il pallone, inoltre, doveva avere un diametro di circa 10 metri. Il materiale, con le giuste caratteristiche, fu individuato nella carta washi, un prodotto tipico, molto resistente ed impermeabile, dell’artigianato giapponese. Per poter costruire un involucro delle dimensioni richieste, i fogli di carta washi vennero incollati tra di loro usando una colla vegetale. Il pallone andava poi riempito di idrogeno.
Da più parti è stata riconosiuta la genialità di questa bizzarra arma. Sotto il pallone erano alloggiati tutti i dispositivi che, in automatico, dovevano governare il viaggio del pallone. Attorno ad un cerchio di metallo, erano disposte le zavorre, dei sacchetti contenenti sabbia. Un altimetro pensava a mantenere il pallone alla giusta quota: se scendeva sotto i 9000 metri, mediante microscoppi indotti elettricamente, venivano sgangiati due sacchetti per permettere al pallone di riprendere quota; se l’altitudine superava gli 11.600 metri, si apriva una valvola per la fuoriuscita di idrogeno consentendo così al pallone di scendere di quota.
Conoscendo la distanza dall’obbiettivo e la velocità stimata del vento, i giapponesi fissarono in tre giorni la durata del viaggio; un timer, impostato di conseguenza, avrebbe quindi acceso una miccia che, dopo circa 80 minuti, avrebbe provocato uno scoppio e la distruzione del pallone facendo cadere il carico offensivo trasportato: 4-5 bombe incendiarie o una bomba, a frammentazione, da 15 chili. Il peso totale del pallone-bomba, con tutto il suo carico, arrivava quasi ai cinque quintali.
Lo scopo di queste armi era quello di bombardare gli Stati Uniti, non tanto sperando di uccidere una grande moltitudine di persone, quanto piuttosto appiccare incendi alle foreste o danneggiare le infrastrutture.
L’arma doveva, soprattutto, colpire il morale degli americani.

Scolari giapponesi di 80 scuole vennero impiegati per la costruzione dei palloni: teatri e palestre furoni requisiti a questo scopo. I lavoratori, la maggior parte dei quali erano ragazzine molto giovani, dovevano indossare i guanti, dovevano tenere le unghie molto corte e non dovevano usare forcine per i capelli. Erano tutti volontari, ma le condizioni di lavoro non erano buone e peggiorarono man mano che passavano i mesi e il Giappone si avvicinava alla sconfitta finale. I lavoratori più affamati arrivarono anche a mangiare l’impasto vegetale per la colla.
Fino alla fine della guerra, furono costruiti circa 10.000 palloni-bomba, ma, si stima, solo un decimo di questi arrivò sul continente americano; di questi solo 284 vennero recuperati o osservati. Naturalmente, una volta lanciati, era impossibile controllare la loro traiettoria: si poteva solo sperara che, allo scadere del timer, si trovassero sopra l’obbiettivo. I palloni finirono su un’area vastissima: dall’Alaska al Messico e dalle Hawai al Michigan.
Palloni bomba
Il primo pallone-bomba venne lanciato il 3 novembre 1944.
Nel dicembre del ‘44 ci fu il primo avvistamento negli Stati Uniti: alcuni minatori di una miniera di carbone nel Wyoming, videro un pallone e poi sentirono un sibilo seguito da un’esplosione. Un’altro pallone bomba venne avvistato, qualche giorno dopo, a Kalispell, nel Montana; il pallone venne preso, ed esaminato, da uomini dell’FBI, dell’esercito e della marina. Scoprirono che era giapponese, ma non avevano idea di come fosse giunto in Montana e da dove fosse stato lanciato.
Pareva impensabile che fossero stati lanciati dal territorio giapponese; varie ipotesi furono fatte, sulla loro provenienza: potevano essere stati lanciati da soldati giapponesi, segretamente sbarcati su qualche spiaggia americana, oppure potevano essere stati i prigionieri giapponesi, o tedeschi, detenuti nei campi di prigionia americani. Era però evidente che ora bisognava fronteggiare una nuova minaccia che poteva avere effetti devastanti sul morale della popolazione: il pallone-bomba poteva apparire in qualsiasi punto del Paese rendendo così tutti vulnerabili, anche chi viveva a migliaia di chilometri dalla costa occidentale. Pertanto il Ministero della Guerra americano diede ordine alla stampa di non pubblicare notizie su quest’arma; la spiegazione ufficiale fu che erano bombe cadute accidentalmente da aerei dell’aviazione canadese.
Solo dopo la fine della guerra, cominciarono a circolare storie su questa strana arma usata dai giapponesi.

Ma quali furono i danni effettivi provocati dai palloni-bomba ?
In testa a questo articolo, abbiamo riportato l’episodio più conosciuto: la morte di sei persone (cinque bambini ed un adulto) avvenuta il 5 maggio 1945 nell’Oregon; furono le uniche vittime di questo insolito tipo di bombardamento dall’aria. A Harford, nello Stato di Washington, una bomba cadde sulla linea elettrica provocando un black-out del reattore dove si produceva plutonio per il progetto Manhattan.
Stando alle cronache dei giornali a diffusione locale, specialmente dopo la guerra, furono numerosi i casi di palloni-bomba avvistati o recuperati. I ritrovamenti continuarono negli anni successivi: nel novembre del 1953, secondo il Brooklyn Daily Eagle, un pallone venne fatto brillare dall’esercito ad Edmonton, in Canada; nel gennaio del ‘55, come riportato dal Albuquerque Journal, ne venne trovato uno in Alaska; nel 1984 un giornale locale, il Santa Cruz Sentinel, riportò la notizia che un ricercatore, tale Bert Webber, aveva trovato 45 palloni nell’Oregon, 37 in Alaska, 28 nello stato di Washington e 25 in California. L’ultimo pallone bomba, in ordine di tempo, fu rinvenuto, nell’ottobre del 2014, ben 70 anni dopo il lancio, da due forestali fra le montagne della Columbia Britannica, in Canada.
In definitiva, nonostante la genialità dell’arma, i danni furono molto limitati.

Palloni bomba Gli Stati Uniti, una volta che ebbero stabilito che i palloni erano una minaccia reale, si misero a studiare una soluzione per combattera questa insolita arma.
Le ricerche, condotte dall’Ufficio Geologico dell’esercito, si concentrarono sulle zavorre, nella supposizione che la sabbia, contenuta nei sacchetti, provenisse, per motivi di opportunità, direttamente dai siti di lancio. Esaminando la composizione chimica della sabbia, e i microrganismi in esso contenuti, stabilirono che i palloni non potevano essere stati lanciati dal territorio americano e, quindi, provenivano direttamente dal Giappone. Ulteriori esami stabilirono, addirittura, le spiagge giapponesi di provenienza; ma ormai l’informazione era inutile in quanto i giapponesi avevano già deciso di cancellare il progetto.
Grazie alla stretta censura americana sulla stampa, i giapponesi non avevano possibilità di conoscere i danni provocati dai palloni. Avendo il progetto i suoi costi, e non potendo conoscere gli effetti del bombardamento, il progetto Fu-Go venne abbandonato. Oltretutto, a seguito dei bombardamenti americani, andarono distrutti due dei tre stabilimenti che producevano idrogeno necessari ai palloni.
L’ultimo lancio avvenne nell’aprile del ’45.

Autore : Cristiano Suriani

Fonti :

Reach for the Skies: Ballooning, Birdmen and Blasting into Space di Sir Richard Branson
World War II in the Pacific: An Encyclopedia a cura di Stanley Sandler
National Geographic – Japan’s Secret WWII Weapon: Balloon Bombs
Npr.org – Beware Of Japanese Balloon Bombs

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