Sulla discriminazione delle donne in Giappone

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SushiChe la società giapponese sia fondamentalmente maschilista, lo si sa. Specialmente in passato le donne hanno sempre avuto un ruolo di secondo ordine: a loro spettava di accudire la casa, di crescere i figli e di prendersi cura del marito quando questi è a casa. Alla donna, in quanto essere impuro, molte attività erano precluse; questi divieti erano spesso imposti dalla religione. Il ciclo mestruale, la perdita di sangue, è il motivo principale dell’essere impuro della donna. Il sangue è considerato, speciamente dallo shintoismo, come fonte di impurità, anche per gli uomini: in passato, chi svolgeva lavori che mettevano in contatto con questo elemento (macellai, conciatori, ecc.), era considerato un Eta. Nel vecchio sistema della caste, gli Eta rappresentavano il livello più basso: erano dei parìa, dicriminati ed evitati perchè ritenuti impuri dalla società.

Altro elemento “negativo”, per la donna, è la debolezza fisica rispetto all’uomo e, come spesso capita in tutte le società animali, il più forte è destinato a comandare e il più debole deve fare atto di sottomissione. C’è poi la bellezza della donna, vista come espressione demoniaca: la donna tende a distrarre l’uomo dai suoi compiti che sono, essenzialmente, quelli di far mandare avanti il mondo.
La storia della donna, purtroppo, è pieno di esempi di discriminazioni, di maltrattamenti, di divieti. Il problema non ha riguardato solo il Giappone, ma tutta la comunità umana. Con il progresso, anche la donna, lentamente, e grazie a dure lotte, ha migliorato la sua condizione. La perfetta parità, tra i sessi, ancora non è stata raggiunta, ma si riconosce il grandissimo, e insostituibile, ruolo della donna nella società

Anche in Giappone fortunatamente le cose stanno un po’ migliorando. In questi anni di crisi economica, di diminuzione della forza lavoro, dell’invecchiamento della popolazione e della mancanza di nuovi nati, è stata coniata una parola, “Womenomics”, per indicare l’importanza della donna, non solo nella società, ma anche nell’economia del Paese. Il Giappone deve puntare sulle donne, se vuole mantenere il suo potere economico; ma, nonostante tutti gli sforzi e le buone intenzioni, nel Paese del Sol Levante, il maschilismo è duro a morire. Le gaffe di alcuni politici uomini, la discriminazione delle donne incinta sul luogo di lavoro, il divieto di salire sul Trono imperiale, sono alcuni esempi che ci fanno capire quanto ci sia ancora da lavorare, soprattutto a livello culturale.
Ad esempio, ancora esistono in Giappone alcune attività che sono vietate, in modo più o meno assoluto, alle donne.
Vediamone alcune.

Salire sul monte Omine

Monte OmineIl monte Omine, o, come è ufficialmente conosciuto, monte Sanjo, è una montagna sacra all’interno della prefettura di Nara. Fa parte delle 100 montagne più belle del Giappone e, nel 2004, è stato designato, dall’UNESCO, “Patrimonio dell’Umanità”; questa designazionie è stata fatta in quanto il monte, con il tempio Ominesanji situato in cima, si trova all’interno di una rete di vie usate dai pellegrini per raggiungere i templi situati nella penisola di Kii.
C’è una strada, percorribile solo a piedi, che dalla base del monte Omine porta fino al tempio situato in cima. La strada è percorribile sono dagli uomini e cartelli esplicativi spiegano che, seguendo la “tradizione religliosa”, alle donne è vietato oltrepassare l’arco iniziale.
Il tempio è sede della setta ascetica del Shugendo; i monaci vivono isolati e privi di qualsiasi distrazione: la donna è vista come una forma di tentazione. C’è poi il credo shintoista dell’impurità del sangue e, quindi, del ciclo mestruale. Questa impurità impedisce alle donne la possibilità di calpestare il suolo sacro del monte.
Esiste una sezione del monte, chiamata monte Inamura, che è riservata alle donne.

In precedenza, in Giappone, esistevano altre montagne sacre interdette alle donne, compresto il monte Fuji. Quasi tutte hanno perso la loro sacralità e hanno aperto le porte al turismo di massa: questo ha fatto cadere l’interdizione. Solo sul monte Omine rimane la tradizione di proibire alle donne la scalata al tempio.

Entrare in un ring di Sumo, prendere parte a rituali e competizioni

SumoLa questione della purezza impedisce alla donna la possibilità di salire su una pedana del Sumo, almeno quello professionistico, di prendere parte ai rituali e alle competizioni.
Il Sumo è uno sport antichissimo e ancora molto popolare in Giappone. Uno sport affascinante in cui i rituali religiosi shintoisti accompagnano l’aspetto agonistico dell’incontro.
Sin dalle origini alle donne era vietato partecipare, sotto qualsiasi veste, ad un incontro di Sumo professionistico; nonostante ormai siano passati secoli, nessuno sembra intenzionato a rimuovere questa interdizione.
La pedana circolare (dohyo), all’interno del quale due montagne di carne si affrontano cercando di spingersi a vicenda oltre il bordo, è considerata sacra: niente di impuro, di sporco, può entrarvi. Qualche anno fa una donna, durante un torneo, riuscì ad entrare sul ring: fu uno scandalo e fu necessario un rito religioso per rendere di nuovo puro il dohyo, in modo che il torneo potesse andare avanti.

Esiste anche il sumo femminile (onnazumo) che rscontra anche un certo successo, ma è praticato solo a livello amatoriale.

Dormire negli hotel capsula

Hotel capsulaGli hotel capsula, come si può intuire dal nome, sono delle strutture ricettive dove le camere sono dei piccolissimi cubicoli, di pochi metri quadrati, dove è solo possibile dormire. Sono localizzati nei pressi delle stazioni e sono rivolti, principalmente, a quei dipendenti, più o meno ubriachi, che non hanno fatto in tempo a prendere l’ultimo treno per casa. I famosi salarymen, dopo una lunga giornata di lavoro, spesso non tornano subito a casa, ma vanno a cena con i colleghi, o i clienti. Alla fine della serata non è difficile trovarli ubriachi nel tentativo di trovare la via di casa; per quelli che non riescono a prendere l’ultimo treno, c’è sempre una capsula dove passare la notte e, magari, smaltire la sbornia.
Quasi tutti gli hotel capsula sono solo per uomini. Qui non c’entra la purezza, o le possibili distrazioni: dato il target a cui sono rivolti, si pensa che solo gli uomini siano capaci di fare tardi dopo il lavoro e di ubriacarsi con i colleghi. C’è, in sottofondo, la solita opinione che le donne debbano rimanere a casa ad accudire i figli e ad aspettare il ritorno del marito.
Con il passare degli anni, un sempre maggior numero di donne ha avuto la possibilità di entrare nel mondo del lavoro e, di conseguenze, alcuni alberghi capsula hanno comiciato ad offrire settori destinati alle donne: ma sono ancora una piccola minoranza .

Diventare uno chef di sushi

SushiAnche nel sacro mondo del sushi, esiste un divieto che riguarda le donne: non possono diventare dei chef di sushi professionali. O, meglio, “esisterebbe”, in quanto non c’è un divieto ufficiale per le donne, ma fatto sta che tutti i top chef di questo squisito piatto sono uomini.
Se interrogati, molti rispondono che la donna ha le mani troppo calde e questo altererebbe il gusto del sushi.
Come sappiamo, per diventare esperti cuochi di sushi, ci vogliono anni di studio e di prepaparazione: non è un mestiere che si improvvisa, anzi. Uno chef professionista, non lascia niente al caso: ogni singolo gesto è attentamente studiato; ogni cuoco sa che il più piccolo errore può pregiudicare la qualità del piatto. Quindi anche una mano eccessivamente calda, come quella della donna, come molti sussurrano, rischierebbe di compromettere un piatto di sushi.
Ma sul divieto per le donne, in un’intervista, il figlio di Jiro Ono, il più famoso cuoco di sushi, ha formulato un’altra risposta: sarebbe colpa, anche qui, del ciclo mestruale. Per diventare cuochi professionisti di sushi, dice, bisogna avere un senso del gusto fermo e deciso; le donne, a causa del loro ciclo, hanno, invece, un senso del gusto instabile.

Autore : Cristiano Suriani

Fonte : Rocketnews24 – 4 Things women are banned from doing in Japan

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