Il mio primo viaggio in Giappone

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Photo by alexey starki on Unsplash

E’ piuttosto recente la mia passione per il Giappone: precisamente dal 1999 quando di anni ne avevo già 33.
Molti hanno cominciato giovanissimi ad amare il Giappone grazie ai manga, agli anime, alle arti marziali, alla cucina…..io no. Anzi, fino ai 33 anni, per me il Giappone era solo uno dei tanti Paesi, magari un po’ particolare, che costituivano il continente asiatico. Per via della mia passione per la Storia, conoscevo, per sommi capi, le vicende della Guerra del Pacifico e poco più. Sapevo che c’era un imperatore, ma ignoravo chi fossero gli shogun e, addirittura, non conoscevo neanche la differenza tra anime e manga: ero messo proprio male, potremmo dire.

La svolta avvenne nel 1999 quando, su ICQ (chi lo ricorda ?), il fato volle che conoscessi la mia futura moglie.
Inizialmente, anche per non fare brutta figura, cominciai a documentarmi sul Giappone. Comprai “Storia del Giappone” di Edwin D. Reischauer, ex ambasciatore americano a Tokyo,…..e fu la fine. Il libro mi aveva aperto la porta verso un mondo nuovo, per me tutto da scoprire.
Yuri, quella che sarebbe diventata mia moglie, a quel tempo viveva a Takarazuka (Osaka) e lavorava come guida turistica per la JTB. Ci scrivevamo ogni giorno, quando possibile, e, nei giorni festivi, una bella chat su ICQ. Abbiamo parlato molto della cultura giapponese, della sua Storia, della società: lei mi parlava del Giappone e io dell’Italia.
Nel novembre di quell’anno lei venne a trovarmi in Italia. Fortunatamente, per me, lei parlava già l’italiano: qualche anno prima, aveva frequentato, per due anni, l’università di Firenze.

Nell’estate dell’anno successivo toccò a me andarla a trovare in Giappone, anche per conoscere sua madre. L’idea di volare verso un Paese così lontano e diverso da noi, che stavo cominciando a conoscere e ad apprezzare, oltre, naturalmente, alla prospettiva di rivedere Yuri, mi mise una grande sensazione di felicità.
Non andai da solo, ma portai anche mia sorella: biglietto in regalo per la sua laurea.

Quindi, il 15 luglio del 2000, partimmo, da Venezia per Osaka, via Parigi. Tempo di permanenza: due settimane.
Il viaggio, il mio primo volo intercontinentale, fu tranquillo: solo alla fine venni preso di mira da un poliziotto rompiscatole che, probabilmente insospettitosi per chissà quale ragione, mi chiese di aprire la valigia per ispezionarla.
Dall’aeroporto Kansai, in autobus e poi in taxi fino all’abitazione di Yuri. Presto trovai il primo indizio che ero capitato in un Paese “leggermente” diverso da quelli a cui ero abituato: il tassista, nonostante il clima atroce, vestiva con una impeccabile divisa, con tanto di berretto, cravatta e guanti bianchi; i sedili, inoltre, erano decorati con pizzi bianchi !

Fino ad allora ero convinto che nessuno avrebbe potuto rivaleggiare, in negativo, con il clima caldo-afoso delle estati nella pianura veneta: non ero evidentemente preparato al clima del Kansai, la regione di Osaka.
Io non riesco a sopportare bene il gran caldo, specialmente se afoso, e quindi vi lascio immaginare la mia situazione durante quelle due settimane; comunque, il tutto era più che sopportabile visto che avevo la possibilità di stare con la mia ragazza e che potevo visitare un Paese nuovo ed affascinante come il Giappone.

Giuro che non avevo mai vissuto un periodo così pesante dal punto di vista climatico. Nella casa della mia futura suocera, solo il salone era rinfrescato dall’aria condizionata. Il problema, non era tanto il caldo, quanto l’alto tasso di umidità, e poi l’inquinamento faceva il resto. La mattina mi svegliavo e subito cominciavo a sudare e vi lascio immaginare il numero di docce che mi facevo nell’arco delle 24 ore. Durante il giorno, spesso eravamo in giro e ogni tanto, per tirare un po’ il fiato, si entrava in un negozio, o centro commerciale, dove potenti condizionatori rendevano l’aria quasi fredda. Il forte contrasto tra l’aria bollente dell’esterno, e l’aria molto fresca dei locali, o anche nei treni, poteva giocare brutti scherzi sul nostro fisico non abituato. Altra ancora di salvataggio erano i distributori di bevande fresche, e fortunatamente non erano difficili da trovare, anche in zone meno frequentate.

Questa situazione andò avanti, senza soluzione di continuità, per quasi due settimane.
In uno degli ultimi giorni andammo in un supermercato a comprare alcune cose. All’uscita dal negozio, si scatenò un temporale di notevole intensità: tuoni, fulmini, pioggia torrenziale. Il black-out lasciò al buio il negozio mentre noi, fuori, con altri clienti, ci proteggevamo sotto una tettoia. Un fulmine cadde a poche decine di metri da noi.
Insomma, dal punto di vista climatico, non è stata una bella vacanza. Però, le note negative, si fermano qua.

Raccontare tutto quello che abbiamo fatto, e visto, in quelle due settimane, è un po’ difficile anche perché ormai sono passati tanti anni.
Per me era tutto nuovo, ogni giorno era un’occasione per imparare qualcosa di più sul Giappone e sui giapponesi. E’ stata un’esperienza eccezionale, nonostante il clima e ringrazio Yuri per avermi fatto conoscere questo bellissimo Paese con tutte le sue bellezze e le sue grandi contraddizioni.

Visto che un ordine cronologico non posso più seguirlo, cercherò di elencare un po’ di posti che maggiormente mi sono rimasti impressi in quelle due settimane.
Takarazuka è una città di oltre 200.000 abitanti. Si trova nella prefettura di Hyogo, nella regione del Kansai. La città è essenzialmente famosa per essere sede del teatro Takarazuka, un teatro composto esclusivamente da ragazze.
In uno dei primi giorni siamo appunto andati a vedere lo spettacolo “Michelangelo” che la compagnia rappresentava presso il suo teatro Takarazuka. E’ stata una cosa molto interessante e, devo dire, un po’ imbarazzante visto che ero l’unico maschio tra il pubblico composto esclusivamente da donne, più o meno giovani.

Ma non rimanemmo certo solo a Takarazuka. Yuri ci portò a Nara, a vedere gli innumerevoli templi, a Kyoto, ad Osaka. Ad Himeji visitammo il celebre “Castello dell’Airone Bianco”. Il castello di Himeji è il più imponenente e il più famoso fra i castelli giapponesi. Si chiamano castelli, ma hanno poco in comune con i castelli occidentali. Con il termine “castello”, si identifica un’area contenente una serie di costruzioni, il più importante delle quali è la torre principale (Daitenshukaku); ci possono essere poi torri piu piccole (Shotenshukaku), magazzini, torri di vedetta, ecc. Le torri hanno forma piramidale; nella torre principale, i piani inferiori erano adibiti ad abitazione del daimyo, il signore del feudo; i piani superiori avevano la funzione di magazzino o punto di osservazione. Nei piani inferiori, il daimyo riceveva i suo consiglieri e gli ambasciatori. Internamente i castelli, intesi come torri principali, sono piuttosto spogli; una scala stretta e ripida porta al piano superiore. Il castello di Osaka, che ospita un interessantissimo museo di storia, ha addirittura installato un ascensore.

Himeji non fu l’unico castello che vedemmo in quel viaggio: visitammo anche il castello Nijo di Kyoto, uno dei più importanti ed interessanti del Paese, e il castello di Hikone, nella prefettura di Shiga, vicino al lago Biwa, meta di uno delle nostre gite.
Insomma, tre castelli e innumerevoli templi. Ricordare tutti i templi visitati, grandi e piccoli, è, ormai, impresa impossibile. Ricordo, sicuramente il santuario shintoista di Yasaka nel distretto di Gion a Kyoto; il grande santuario Heian, sempre a Kyoto: uno dei più importanti della religione shintoista; il bellissimo tempio buddista di Byodo-in a Uji: il tempio Kiyoshi Kojin, a Takarazuka, visitato proprio il giorno prima della partenza.
E poi come non dimenticare il bellissimo acquario di Osaka; il quartiere di Arashiyama (Kyoto) con il suo bosco di bambù, il fiume Hozu e il caratteristico ponte Togestu; il Palazzo Imperiale di Kyoto; Higashiyama con la sua celebre pagoda e le antiche stradine costeggiate da botteghe di artigiani.

In definitiva, a parte il clima, è stata una vacanza molto piacevole ed interessante.
Il giorno della partenza, com’era prevedibile, è stato piuttosto triste; ma quel viaggio si è rivelato essere solo il primo assaggio di Giappone: un meraviglioso antipasto. L’anno successivo la mia futura suocera si trasferì a Date (Hokkaido) e Yuri venne ad abitare da me in Italia. Fu l’inizio di una lunga, e bellissima, avventura.

Teatro Kabuki
Teatro Kabuki
Dotonbori Osaka
Dotonbori Osaka
Byōdō-in
Byōdō-in
Heianjingu
Heianjingu
Giardino
Giardino
Castello Hikone
Castello di Hikone
Castello Nijo
Castello Nijo
Nara
Nara
Arashiyama
Arashiyama
Ponte Togetsu
Ponte Togetsu
Kyoto
Kyoto
Castello di Himeji
Castello di Himeji
Kiyoshikojin Seicho-ji
Kiyoshikojin Seicho-ji
Ninenzaka
Ninenzaka
Yasaka-no-to
Yasaka-no-to

Autore (testi e foto) : Cristiano Suriani

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