Le Cinque Strade di Edo

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Le Cinque Strade del periodo di Edo

Appena salito al potere – venne nominato shogun nel 1603 – Tokugawa Ieyasu iniziò la costruzione di alcune strade che, da Edo (l’odierna Tokyo), dove risiedeva, permettessero di raggiungere le zone più remote del Giappone. Nacquero quindi le Cinque Strade (Go-kaido) che, durante il periodo di Edo (1603 – 1868) costituirono la principale rete stradale del Giappone.

Dopo la battaglia di Sekigahara (1600), Ieyasu si impose come padrone incontrastato del Giappone; il Paese era suddiviso in una moltitudine di domini feduali – ognuno guidato da un clan – e tutti, con maggiore o minore entusiasmo, riconoscevano l’autorità della famiglia Tokugawa. Una buona rete stradale era necessaria, ai Tokugawa, per tenere sotto controllo i vari daimyo (i capi di ogni clan, i signori feudali), specie quelli meno affidabili.

Ma le Cinque Strade non avevano solo uno scopo politico e militare: venivano utilizzate anche dai commercianti per portare le loro merci da, o verso, Edo. Delle strade se ne giovarono tutti; erano anche molto utili per i frequenti pellegrinaggi che venivano fatti verso la capitale imperiale, Kyoto, dove il sovrano aveva la sua corte.

Nihonbashi
Nihonbashi oggi

Una rete stradale esisteva anche prima del XVII secolo, ma è solo con l’arrivo dei Tokugawa che si cominciarono i lavori per sistemare le strade e per creare cinque grandi arterie.
Tutte le Cinque Strade partivano, o arrivavano, a seconda del senso di marcia, da Nihonbashi (un ponte, tuttora esistente) ad Edo. Il ponte, costruito nel 1603, presto divenne il simbolo del potere di Edo.

Lungo le Cinque Strade vennero costruite delle Stazioni di Posta – in tutto ne vennero costruiti ben 214 – che avevano lo scopo di offrire ristoro ai viaggiatori. Qui, chi percorreva una delle cinque strade, poteva riposare, mangiare, bere e comprare alimenti da consumare durante il viaggio. Spesso, in queste stazioni, era facile ricorrere ai servizi delle molte prostitute che vi lavoravano. Lungo i percorsi esistevano anche delle Stazioni di Controllo che avevano molteplici funzioni.

Seppure controllato da Edo, il Giappone era frammentato in una moltitudine di domini. Ogni strada, quindi, doveva attraversarne molti domini, prima di arrivare alla meta. Le Stazioni di Controllo avevano, quindi, lo scopo di regolamentare il traffico e di identificare ogni viadante che, naturalmente, doveva avere con sé un documento di riconoscimento e un’autorizzazione a percorrere quelle strade. Le Stazioni di Controllo avevano anche il compito di vigilare su un eventuale traffico di armi, che era vietato, e, in generale, sul rispetto della legge. In tutto c’erano 53 Stazioni di Controllo.

Nakasendo
Tratto della Nakasendo

La sede stradale, in genere, era composta da sabbia e ghiaia; solo lungo i tratti più impegnativi, vennero usate pietre levigate. Dove non presenti, lungo le strade furono piantati alberi che avevano lo scopo di proteggere i viaggiatori e di fornire frescura durante le calde giornate estive. Ad ogni Ri (unità di misura equivalente a 3927 metri) venne piantato un cippo con l’indicazione della distanza da Nihonbashi.
La manutenzione delle strade venne affidata agli abitanti dei villaggi che sorgevano lungo le strade. Per assicurare il drenaggio, accanto alla sede stradale, vennero scavati dei canali di scolo. Nonostante ci fossero, lungo la strada, molti fiumi, furono costruiti pochi ponti, e questo per ostacolare eventuali eserciti ribelli nella marcia verso Edo. L’attraversamento dei fiumi era assicurato da un servizio di traghetti.

L’utilità delle Cinque Strade era indubbia. Ben due strade, con itinereari diversi, collegavano Edo a Kyoto, dove risiedeva l’Imperatore. Una portava fino a Nikko nel cui santuario venne poi sepolto Tokugawa Ieyasu. Erano quindi spesso utilizzate da processioni per rendere omaggio al sovrano o al grande Ieyasu.
Strade in buone condizione erano necessarie anche il “sankin-kotai”, la cosiddetta politica dell’alternanza ideata dagli shogun Tokugawa.

Tutti i daimyo, con le loro famiglie, erano costretti a soggiornare, ad anni alterni, ad Edo. In questo modo lo shogun poteva operare un controllo più stretto sui vari capo-clan; quando i daimyo tornavano a soggiornare nei loro domini, lasciavano ad Edo i loro famigliari come ostaggi. Questa politica aveva anche altri vantaggi: indeboliva il legame dei daimyo con i loro domini di appartenenza; le alte spese che i daimyo dovevano sostenere per mantenere la residenza ad Edo, e per i viaggi di andata e ritorno, andavano ad erodere il patrimonio per il mantenimento dell’esercito: di conseguenza gli eserciti erano più piccoli, o malandati, a tutto vantaggio dello shogun, in caso di ribellione.

Oggi, naturalmente, le Cinque Strade non esistono più: sono state sostituite da strade veloci, per il traffico automobilstico, e da linee ferroviarie che, comunque, spesso ne ricalcano l’itinerario. Esistono ancora delle sezioni percorribili a piedi; c’è gente, magari spesso turisti, che impiegano un giorno, a piedi, da Nihonbashi a Kyoto, utilizzando le sezioni, che ancora esistono, delle vecchie strade.

Tokaido - Hiroshige

Ma vediamo quali erano queste strade.

Ogni strada partiva da Nihonbashi e collegava Edo a varie parti del Giapponese.

Tōkaidō

Letteralmente “La strada del mare orientale”. Aveva 53 stazioni e correva lungo la costa del Pacifico, connetteva Edo con Kyoto. Una volta raggiunto Kusatsu-juku, si univa ad un’altra delle Cinque Strade, la Nakasendo. Oggi, lungo il suo itinerario, c’è la linea ferroviaria, ma, volendo, si puo ancora percorrerla a piedi, almeno lungo i tratti restaurati.
Edo e Kyoto, in quel periodo, erano le due città più importanti del Giappone: una era la sede dello shogun, l’altra, Kyoto, era la residenza dell’imperatore e della sua Coorte. Ogni anno lo shogun doveva recarsi a Kyoto per omaggiare il sovrano: un intinerario comodo e veloce, che collegasse le due capitali, era necessario.
Nel 1619, dopo la stazione di Otsu-juku, a Kyoto, vennero aggiunte altre quattro stazioni per arrivare ad Osaka (Osaka kaido)
Famosa è la serie di stampe ukiyo-e, di Hiroshige, “Le 53 stazioni della Tokaido”.

Nakasendo

La Nakasendo (spesso chiamata anche Kisokaido), che si può tradurre con “la via per le montagne centrali”, era lunga 534 chilometri e aveva 69 strazioni. Collegava Kyoto passando per il centro dell’Honshu. La stazione di Shimosuwa era anche il punto finale della Koshu Kaido. Inoltre la Nakasendo, a Kusatsu-juku si univa alla Tokaido.

Koshu Kaido

La Koshu Kaido aveva 44 stazioni e collegava Edo alla Provincia di Kai (prefettura di Yamanashi), prima di confluire nella Nakasendo presso Shimosuwa-shuku.

Oshu Kaido

La Oshu Kaido aveva 27 stazioni, collegava Edo alla provincia di Mutsu (prefettura di Fukushima). C’erano inoltre varie ramificazioni che collegavano altre zone del Giappone settentrionale. Il traffico su questa strada aumentò sul finire del periodo di Edo quando, grazie all’apertura del porto di Hakodate, cominiciò uno scambio di prodotti con le navi russe che arrivavano nel porto della città dell’Hokkaido.

Nikko Kaido

La Nikko Kaido aveva 21 stazioni e collegava Edo con Nikko Tosho-gu nella moderna prefettura di Tochigi. Nel santuario di Tosho-gu venne sepolto il grande Tokugawa Ieyasu. La località, di conseguenza, divenne meta di frequenti pellegrinaggi da parte degli shogun; per questo motivo una delle Cinque Strade venne costruita per facilitare i viaggi verso questo mausoleo Tokugawa.

Autore: Cristiano Suriani

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